L’eccesso di ricorso agli avvocati non risparmia le vicende scolastiche, dove purtroppo sempre più spesso i docenti sono al centro di pesanti accuse. Ma spesso le sentenze dimostrano che si tratta di iniziative palesemente forzate. Da chi? Ma dalle famiglie degli alunni, naturalmente.
Come nel caso di una maestra di Rimini accusata da un genitore, nel 2011, di aver lanciato un quaderno in faccia a un alunno della seconda primaria. Ebbene, dopo tre anni di indagini è stata assolta con formula piena.
Questi i fatti: tre anni fa il bambino, all’uscita da scuola, aveva giustificato un rossore in viso con il lancio del quaderno da parte dell’insegnante. Il padre aveva portato il bambino in Pronto Soccorso – dove i medici non avevano refertato il rossore nemmeno come livido – e poi era andato dai Carabinieri per sporgere denuncia. L’unica testimonianza restava quella del bambino: i genitori degli altri alunni, sentiti dai militari, avevano dichiarato che i figli non avevano mai detto di aver visto un episodio simile.
Lo scorso 31 ottobre, scrive l’agenzia Ansa, è arrivata la sentenza: la maestra, che nel frattempo è andata in pensione, è stata assolta. La domanda sorge spontanea: ma era proprio necessario arrivare in tribunale per averne conferma?
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