Sovente (ed in crescendo) è noto che a causa di una comunicazione disordinata, virtuale, liquida e liquidata nonché di (alcuni) genitori narcisisti, nella Scuola Pubblica si catalizzano vari conflitti e spesso episodi violativi di svariate Norme, Diritti e Doveri.
Ci si riferisce a quei genitori che non desiderano per i loro figli un’ Autorevole disciplina educativa dalla quale possano trarre in-Segnamenti esistenziali; che non desiderano abituare gradualmente i giovani agli sforzi educativi, preferendo che i ragazzi nelle scuole vengano “intrattenuti” più a mò di Baby Sitter piuttosto che da Docenti liberi di in-Segnare come previsto dall’ art. 33 della vigente Costituzione.
Fino a circa 30 anni fa, i ragazzi che tornavano a casa con un’insufficienza erano certi di essere ammoniti, quelli di oggi fanno Leva sul fatto che (qualche) mamma e/o papà riverserà la personalistica e diseducativa presunzione ai danni dei docenti, “colpevoli” di aver sminuito la loro “dotta ignoranza 2.0”.
La percezione della depauperata autorevolezza dell’ Istituzione scolastica consente a (quei) genitori che hanno già di per sé una familiarità con un’interazione aggressiva o pettegola, di considerare il rapporto con la Scuola come un confronto via Social o come nei Talk Show TeleVisivi in cui se c’è un pur minimale segnale non gradito dall’ “Utente divenuto un Cliente” si è autorizzati ad attaccare in “gruppetti a mò di WhatsApp”, giacchè “il Cliente ha sempre Ragione”.
Rinunciando alla ragionevolezza e al rispetto dovuto ai docenti che restano dei PUBBLICI UFFICIALI, alcuni genitori non si accorgono di distruggere un bene prezioso, che invece è insito nel sano processo educativo e cioè che qualunque sia il contrasto c’è sempre la possibilità di arrivare ad una soluzione in modo dialettico e costruttivo.
Invece, il genitore che pratica con disinvoltura un atteggiamento aggressivo verso vari Docenti dell’istituzione scolastica si ritrova “il Tifo” di un figlio che ha capito che l’aggressività è la forma vincente di interazione sociale. Qualcosa che “contagia come i Virus” e che si ritorce Contro lo stesso genitore e Contro l’intera Comunità educante.
Laddove, poi, (e il passo è breve) si passa a SCRITTI dal contenuto fasullo, “gratuito”, artato, calunnioso e diffamatorio, si va a LEDERE la Professionalità (e/o la SALUTE) del Corpo Docente e ciò diventa oggetto di denuncia presso i preposti organi del caso.
I Docenti che negli ultimi anni vengono LESI da cotali “SCRITTI” sono in Aumento.
Peraltro il datore di Lavoro ha il diritto e l’obbligo di Tutelare i propri dipendenti, di evitare che possano verificarsi condotte anche protratte nel tempo e consistenti nel compimento di una pluralità di atti (giuridici o meramente materiali, ed, eventualmente, anche leciti) diretti a condotte LESIVE, alla caduta d’ immagine o all’ emarginazione del Docente, di cui viene lesa (in violazione dell’obbligo di Sicurezza posto a carico dello stesso datore di Lavoro dall’art. 2087 c.c.) la sfera professionale o personale, intesa nella pluralità delle sue espressioni (morale, psicologica o fisica).
E il datore di lavoro non può neanche rimanere inerte nella rimozione del fatto lesivo, dovendosi escludere la sufficienza di un mero (e tardivo) intervento pacificatore, non seguito da concrete misure e da vigilanza.
La soluzione sta nel Rispetto che deve riaffermarsi nei confronti del Docente, cioè di un PUBBLICO UFFICIALE che fornisce un servizio sotteso a soddisfare un’ Utenza Scolastica Pubblica e NON una Clientela di un Centro commerciale e/o dell’ e-commerce.
Seppure la questione si riverbera nella società del “Bel Paese”, ove tutto è consentito, dove ogni senso di rispetto viene azzerato, e la Fonte di tale “Fenomenologia” è stata la devastazione a cui si è lasciata sottoporre la Scuola Pubblica che ha smarrito ogni autorevolezza, e la mancanza di autorevolezza è “rimbalzata” contro un imbelle Corpo docente, poichè quella della professione Docente non è più una figura considerata autorevole dalla Società (e dalla Politica governativa) italiana degli ultimi 30 anni.
Vincenzo Rossi