Questo quanto comunicato dall’Unicobas.
Non rimarremo inerti di fronte alle dichiarazioni attribuite dalla stampa all’Associazione ‘Studi Centro’. È inaccettabile la definizione di “criminali” attribuita a quanti esercitano un diritto costituzionalmente garantito che, proprio per il tributo di sangue pagato contro il totalitarismo fascista che lo negava, la Carta annovera fra quelli indisponibili.
Non possiamo consentire che gli insegnanti italiani vengano accusati di essere “criminali” solo perché s’avvalgono del diritto di sciopero esattamente come è regolamentato da una (già molto restrittiva) legge dello Stato derivante da un accordo ‘pattizio’ che i sindacati tradizionali avrebbero dovuto disdire da anni a fronte dell’inadempienza di parte pubblica con un contratto-scuola bloccato di fatto dal 2006.
Oggi si sciopera per tutelare quella libertà d’insegnamento che, altro principio indisponibile, è caratteristica fondante di qualsiasi Paese civile, e lo si fa perché la si vorrebbe mettere a servizio di una casta politica impresentabile.
Con lo stravolgimento della figura del preside, il Governo ed il Centro-Destra vorrebbero introdurre nell’istruzione pubblica un padrone assoluto, destinato a farne ‘cosa sua’, dominus perfino nella definizione dell’organico in contrasto con qualsiasi graduatoria pubblica e logica concorsuale, nonché valutatore non preparato e non valutato, elemento che per definizione non potrebbe mai essere ‘terzo’ all’interno di dinamiche di gruppo che, per di più, dominerebbe.
Un progetto volto a realizzare una gestione totalitaria destinata a piegare la libertà di apprendimento, l’indipendenza, la serietà, la mission ed il pluralismo della scuola di tutti a logiche personali e di tendenza, trasformandola in un succedaneo degli istituti privati (diplomifici compresi).
Un’altra cosa preme denunciare. Nel caso di ‘Studi Centro’, si tratterebbe di un’ organizzazione studentesca riconosciuta dal Miur, i cui esponenti vanno precisando di aver avuto: “modo di esprimere il proprio parere a livello istituzionale in più occasioni”.
Un’Associazione puntualmente interpellata quindi dal Miur. Il Ministro Giannini ha forse consentito loro di esprimersi sugli insegnanti che lei amministra in termini analoghi a quelli segnalati dalla stampa, “interloquendo” con costoro? Vista la proverbiale sordità politica che la contraddistingue, sono forse questi i “consigli” preferiti, dopo aver “cassato” la voce di quell’intera categoria che, secondo i dati forniti dal suo stesso Gabinetto (70%), ha scioperato plebiscitariamente il 5 Maggio?
L’Unicobas, primo a proclamare lo sciopero degli scrutini, giudicato legittimo dal Garante istituito dalla L. 146/90, ha conferito incarico ai propri legali, verificate le fonti, di sporgere formale querela contro i responsabili di queste dichiarazioni, sia a tutela dell’immagine e della storia del sindacato che in solido con quanti, iscritti o meno, risultano volutamente e gratuitamente offesi. Non è il primo episodio: già alcuni insegnanti che protestavano furono definiti ‘squadristi’, già esponenti politici della maggioranza hanno parlato di ‘fannulloni’.
Occorre fermare con atti concreti quest’assalto frontale, diffamatorio, utile alle lobby private che hanno l’obiettivo di mettere le mani sulla scuola pubblica. Non è infatti immaginabile tanta ignoranza delle norme, tanta assenza di etica del diritto (e non solo), se non per un misero tentativo di disperata reazione alla plebiscitaria rivolta della scuola tutta, insegnanti, ata, studenti, famiglie, che sta mettendo pesantemente in difficoltà gli estensori del ddl ancora in discussione al Senato nonostante la Prima Commissione dello stesso lo abbia dichiarato anticostituzionale.
Calunnie quanto mai azzardate, prima ancora che irrispettose, rozze e violente, non ascrivibili perciò alla normale dialettica politica, delle quali chiederemo conto in sede giudiziaria, anche in via risarcitoria.
Invitiamo le altre Organizzazioni della scuola ad un lavoro comune e sollecitiamo i docenti offesi a segnalarci la loro disponibilità a sottoscrivere con noi la querela, segnalandocelo alla nostra e mail nazionale: unicobas.rm@tiscali.it
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