Quest’anno non faccio niente! E’ questa un’espressione ricorrente che circola tra i corridoi delle scuole, nella sala dei professori, come manifestazione del disagio che si respira a scuola e le difficoltà che singolarmente ogni docente percepisce dentro e manifesta anche attraverso il linguaggio non verbale.
Nei giornali di scuola e nei messaggi augurali per il nuovo anno si legge che è necessario caricare la propria professionalità di una forte dose di entusiasmo, dote che i docenti hanno dentro e trasmettono ai propri alunni. Venire a scuola contenti, star bene a scuola, con i colleghi, con i ragazzi, con genitori, costituiscono i presupposti indispensabili per assicurare maggiore efficacia all’azione didattica, che tende al miglior bene di ciascun alunno.
L’entusiasmo, definito come “quell’incontenibile spinta ad agire ed operare dando tutto se stessi” comporta e sollecita una convinta e costruttiva partecipazione totale, gioiosa e appassionata.
L’entusiasmo, fra l’altro, non s’insegna, si testimonia, si trasmette, si comunica, occorre averlo dentro per poterlo donare agli altri; solo allora diventa veicolo e momento di relazione educativa.
Agire con una carica di entusiasmo aiuta a superare le difficoltà del quotidiano, la schiavitù dell’abitudine, le contrarietà che non mancheranno nel corso dell’anno Bertrand Russel ha scritto: L’entusiasmo è per la vita (e noi aggiungiamo, per la scuola) quello che la fame è per il cibo, quindi è un elemento e una dimensione importante e indispensabile perché l’apprendimento diventi efficace e gli alunni sviluppino con gioia le proprie attitudini e, crescendo, acquisiscano nuove competenze”.
A scuola si auspica che tutti gli studenti e i genitori stiano bene e siano contenti, ma se i Docenti e il Personale ATA non stanno bene a scuola, cosa si trasmette agli alunni? Quale messaggio arriva alle famiglie?
La litania che ripete il medesimo ritornello potrà continuare all’infinito per la pluralità dei casi relativi a specifiche contingenze territoriali e ambientali. E’ questa la buona scuola dei progetti del PTOF, del potenziamento, dell’innovazione, della scuola digitale, della scuola delle competenze?
Sono questi interrogativi che fanno pensare e che dovrebbero limitare gli annunci d’innovazioni nella scuola se prima non si consolida la serenità lavorativa dei docenti e del personale, rimasto senza contratto e senza alcun segno di attenzione da parte dello Stato.
La professione docente non è assimilabile a quella di un impiegato da tavolino, è usurante, necessita costante impegno, inventiva, energia, coraggio e forza per affrontare le molteplici difficoltà di cui gli studenti sono portatori.
I Sindacati premono per avere nuove assunzioni e si preoccupano dei posti di lavoro, mentre non si sa come utilizzare quelli in servizio. Diminuiscono gli alunni, si perdono classi, si assegna il sostegno senza titolo di specializzazione, s’inventano certificati per garantirsi i benefici della Legge 104 e si sfruttano tutte le occasioni per aderire agli scioperi, alle assemblee sindacali anche in preparazione alle elezioni delle RSU e poi … ci saranno elezioni regionali ed è già Natale,… Il primo quadrimestre scorre veloce!
La mancanza di entusiasmo determina depressione, stanchezza, demoralizzazione, indifferenza, apatia e freddezza e tutto ciò non aiuta a crescere e fa male agli studenti
Quest’anno non faccio niente. Pazienza! Tanto passerà e lo stipendio, anche se poco, viene accreditato ogni mese. W La scuola!
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