Espongo di seguito e condivido con i lettori una mia riflessione riguardante il sistema scolastico e l’approccio disciplinare adottato all’interno delle nostre scuole.
Sono profondamente convinto che una scuola che si basa sulla punizione e sull’umiliazione degli studenti stia compiendo un grave errore. Dobbiamo invece garantire a tutti gli allievi la possibilità di crescere, imparare e maturare.
La scuola non deve essere soltanto un luogo di apprendimento in cui si entra solo per studiare e svolgere il proprio dovere a testa bassa, ma un ambiente in cui gli studenti possano imparare soprattutto dai propri errori, senza paura di essere giudicati e puniti se non sono all’altezza degli standard che un istituto, i docenti, hanno stabilito in precedenza di far raggiungere.
Socializzare, rapportarsi con gli altri in modo civile e corretto, scambiarsi pareri, opinioni, consigli, rispettando chi ci sta di fronte con le sue diversità, magari idee in contrasto con le nostre, e anche questa la scuola.
È essenziale che gli allievi, anche quelli un po’ più vivaci, abbiano la possibilità di rimanere in un ambiente sicuro come la scuola, piuttosto che finire con l’essere esclusi e rischiare, al di fuori delle pareti scolastiche, di prendere una cattiva strada.
Troppo spesso ho assistito a situazioni in cui i docenti, di fronte a comportamenti un po’ più vivaci da parte degli studenti, hanno immediatamente minacciato di punizioni, provvedimenti disciplinari. Personalmente, ritengo che questo sia un approccio sbagliato.
Un’altra questione sulla quale si dovrebbe riflettere un attimo, è il problema dei docenti che insegnano materie che gli studenti trovano particolarmente difficili da apprendere. In questi casi i docenti invece di adottare metodi che semplifichino l’apprendimento e aiutino gli studenti a comprendere i vari concetti, insistono nel continuare con lo stesso approccio, arrivando a umiliarli con brutti voti. Questa pratica non solo ostacola il processo di apprendimento, ma mina anche la fiducia degli studenti nelle proprie capacità.
Mi sembra assurdo che in classi numerose dai 20 allievi in su, solo 2 di essi raggiungono o superano la sufficienza il resto sono tutti una sfilza di 3 e 4. Per carità sì che la materia di studio è difficile ma in una situazione del genere personalmente mi fermerei un attimo a pensare che c’è qualcosa che non va.
La professione/missione di un docente dovrebbe essere quella di trasmettere conoscenze, competenze, metodi che possano un domani essere utili, spendibili, all’allievo quando si troverà a doversi affacciarsi nel mondo del lavoro, dovrebbe stimolare la curiosità, la voglia di imparare, e tanto altro di buono.
In tutto questo contesto riconosco che la responsabilità non ricade soltanto sugli insegnanti, ma anche sul sistema nel suo complesso. Troppo spesso sembra che l’obiettivo principale di alcuni insegnanti sia portare a termine, ad ogni costo, il programma scolastico, a discapito dell’effettivo apprendimento degli studenti.
Non ha senso portare a termine un programma didattico quando gli allievi a fine anno scolastico non hanno appreso praticamente nulla. Meglio soffermarsi un po’ di più sulla classe, seguire gli allievi in modo diverso con più attenzione al singolo, lavorare con ritmi diversi, magari fare qualcosa in meno rispetto alla programmazione ministeriale ma essere certi che abbiamo trasmesso e bene qualcosa che potrà servire ai ragazzi. Magari invece di fare un determinato argomento se ne fa un altro, si prova a spiegare tale argomento che sembra cosi arcano in modo diverso ecc. tanto si potrebbe fare.
Con un sistema di apprendimento, che punisce, non aiuta, ritengo sia normale l’allarmante aumento dei tassi di abbandono scolastico.
Noi docenti dobbiamo promuovere un approccio umano ed empatico nell’insegnamento, che tenga conto delle diverse esigenze e stili di apprendimento degli studenti. Dobbiamo incentivare la collaborazione, il dialogo aperto e la tolleranza nei confronti degli errori, creando un ambiente educativo inclusivo e stimolante.
Dobbiamo garantire che ogni studente abbia la possibilità di esprimere il proprio potenziale e di svilupparsi come individuo. Se una disciplina è troppo difficile bisognerebbe che la scuola si strutturasse per proporre all’allievo delle alternative utili.
Ovviamente qualunque iniziativa intrapresa dovrebbe rientrare nei parametri proposti dal Ministero dell’istruzione onde evitare di inciampare nella sempre, solita e farraginosa a volte inutile macchina della burocrazia.
Nel ringraziarvi per l’attenzione dimostrata auguro a tutti voi buon lavoro.
Fabio Gangemi
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