I lettori ci scrivono

Questo concorso non fa rima con preparazione, conoscenza e insegnamento

Gentilissimi, ricordo molto bene il mio concorso per l’abilitazione all’insegnamento nella scuola, correva l’anno 2000: quattro fogli protocollo per interpretare un brano di Svevo e per contestualizzarlo; quasi metà dello spazio per spiegare come avrei proposto il brano, l’autore e il periodo letterario a una classe.

Insomma, chi vuol far credere che nel reclutamento e nella formazione degli insegnanti, prima delle magnifiche sorti del didattichese e della tecnopedagogia, non ci si occupasse di didattica ma solo di pura preparazione disciplinare, distorce la realtà.

Il punto è che si cercava di RIFLETTERE davvero sulla didattica, in modo aperto, da persone di cultura che avevano qualcosa da insegnare e si ponevano il problema di come farlo.

Non si era ancora affermato l’approccio burocratico che vuole trasformare l’insegnante in impiegato di concetto, il cui lavoro consiste nel ripetere e nell’applicare meccanicamente le formule imparaticce di due metodi astratti e standardizzati.
Non basta: nei concorsi ordinari che si stanno svolgendo in questo periodo la maggior parte dei candidati non passa la prova, consistente in domande a risposta multipla, di puro nozionismo.

Conosco colleghi bravissimi, la cui preparazione e la cui capacità di insegnamento farebbero invidia a chiunque, che sono stati impietosamente respinti.

Ora, che senso ha equiparare le conoscenze al nozionismo, per giustificare lo smantellamento della scuola della conoscenza, come fa incredibilmente il ministro Bianchi, e poi organizzare concorsi basati sul più bieco nozionismo, in cui non si ragiona e non si discute sulla base di conoscenze complesse, ma si fa un test a crocette?

Il sospetto è che, distrutto in questo modo, per svuotamento dall’interno, il concorso ordinario – finora una delle modalità più serie di reclutamento – si spalancherà del tutto la strada a una formazione-addestramento dei nuovi docenti che con cultura, preparazione, conoscenza e insegnamento non avrà nulla a che fare.


Luca Malgioglio 

Gruppo La nostra scuola

Manifesto per la nuova Scuola

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