Tutti (o quasi tutti) i ministri dell’Istruzione negli ultimi anni hanno riconosciuto che gli stipendi degli insegnanti non sono su lIvelli adeguati.
Nonostante però le ripetute affermazioni, gli stipendi sono ancora fra i più bassi dei Paesi sviluppati e in ogni caso non adeguati alle responsabilità ed ai compiti che questo ruolo comporta.
E’ da tempo che cerco di dare una risposta a questo stato di cose che si trascina ormai da decenni e l’unica risposta che mi sono dato è da ricondurre alla tipologia della classe politica.
Si tratta di una classe politica che mediamente rimane in carica per poco tempo, attenta a non perdere consensi piuttosto che a prendere provvedimenti magari impopolari ma che farebbero bene al Paese seppure nel medio e lungo termine.
Vengono così adottate decisioni di breve respiro, per niente coraggiose e prive di ampio disegno progettuale.
Sono spesso giustificate da urgenze e quasi sempre hanno l’esigenza di non urtare il pensiero comune del popolo (e quindi degli elettori).
Il pensiero comune a proposito della nostra questione è che “lo stipendio degli insegnanti è basso per il semplice motivo che lavorerebbero poco”, in ogni caso meno di tanti altri lavoratori .
Sappiamo (quantomeno lo sa chi scrive e chi mi legge) che questa convinzione è errata: il lavoro di un insegnante va ben oltre le 18 ore di lezione.
Purtroppo però è una convinziome molto (e troppo) diffusa che la nostra classe politica si guarda bene dal contraddire con i fatti, limitandosi cosi a farlo con le parole.
E’ lo stesso motivo, quello cioè di mantenere il consenso politico con provvedimenti “popolari”, che ha spinto il Ministro a emanare un decreto legge tramite il quale verranno assunti oltre 50.000 insegnanti con l’unico requisito di aver fatto qualche mese di supplenza (la graduatoria degli idoonei sarà ad esaurimento e quindi non si tratta di “soli” 24.000 nuovi insegnanti come qualcuno erroneamente scrive, forse perchè sensibile al senso di vergogna).
I candidati verranno sottoposti ad una prova che nulla ha di serio e di credibile. Come detto dai meglio informati si tratta di fatto di una vera e propria sanatoria che consegnerà agli studenti e alle loro famiglie un rilevante gruppo di docenti sulla cui preparazione curriculare e sulla cui attitudine all’insegnamento è ragionevole nutrire forti dubbi visto che chi li assume non ha voluto caccertarne l’esistenza.
La nostra Costituzione afferma che all’impiego pubblico si accede per concorso ma questo è solo un grosso regalo a chi ha saputo alzare la voce. Verranno accontentati i sindacati di coloro che un lavoro già ce l’hanno, seppure precario. Silenzio assoluto da studenti e genitori. Saranno però questi ultimi, ancora una volta, a pagare questa scelta, fatta nell’interesse di pochi.
Il provvedimento che il Governo ha varato è scandaloso e per evitare critiche gli è stato dato il nome, non a caso, di “Salva Precari”: chi oserebbe opporsi ad un provvedimento che salva degli insegnanti, già colpiti dal destino avverso di essere fra i più sottopagati dei Paesi sviluppati?
A mio modo di vedere si poteva prendere un’altra decisione e cioè fare un concorso acerto a tutti i laureati.
Vista la quantità elevata di partecipanti, gli esami sarebbero potuti essere seri e rigorosi, in modo tale da premiare i migliori. Ovviamente punteggio congruo all’anzianità di servizio.
Questa diversa, e forse piu impopolare decisione, avrebbe favorito gli studenti (e le loro famiglie) perché sarebbero stati assunti i più meritevoli. (Non meravigliamici poi se questi ultimi emigrano)..
Avrebbe fatto diventare il Paese forse migliore e sicuramente più meritocratico. Metodo, quello meritocratico, che tutti dicono di volere ma che nessuno osa praticare. E in questa occasione, anche questo Ministro non ha osato.
Pietro Valeri
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