Il costituzionalista Michele Ainis, protagonista dell’incontro Le elezioni del Presidente delle Repubblica spiegate agli studenti organizzato dalla Tecnica della Scuola per i ragazzi delle superiori, ha detto la sua sulle imminenti elezioni, commentando i possibili esiti. Il prossimo presidente della Repubblica? “Donna o uomo che sia, dovrà essere qualcuno o qualcuna che possa incarnare il sentimento dell’unità nazionale,” ha dichiarato.
Una considerazione che segue ad una delle domande più frequenti da parte delle scuole: perché nessun presidente della Repubblica donna ad oggi? Gli studenti non se ne capacitano.
“Certamente nessuna donna è mai diventata Presidente della Repubblica né del Consiglio e questo dimostra che c’è evidentemente un pregiudizio che si riflette in tutta la classe dirigente italiana” ha osservato il professore ordinario di diritto pubblico, aggiungendo: “Non è un’anomalia dell’Italia, dato che neanche in Francia o negli Stati Uniti sono state mai elette donne Presidente. Ad ogni modo prima o poi verrà superata anche questa anomalia, peraltro le donne sono il 52% del corpo elettorale. Il Parlamento tuttavia ha una composizione femminile, quindi immagino che si possa arrivare anche a un presidente donna, ma donna o uomo, dovrà essere qualcuno o qualcuna che possa incarnare il sentimento dell’unità nazionale”, ribadisce. “Il presidente della Repubblica non può essere una figura divisiva”.
“Finora abbiamo avuto abbastanza fortuna – commenta -, mediamente l’Italia ha avuto degli ottimi presidenti della Repubblica, nonostante le modalità dell’elezione siano piuttosto opache. Non ci sono delle candidature ufficiali, la prassi non le prevede ma la Costituzione non lo vieta”.
E ironizza: “La prima regola del candidato perfetto è quella di negare di essere candidato, infatti i possibili candidati rifuggono le interviste, una cosa piuttosto ipocrita, io preferirei che ci fosse un dibattito pubblico”.
“Si è stabilita una prassi per cui non c’è una discussione pubblica delle candidature – si rammarica – e tutto avviene attraverso colloqui più o meno riservati che noi possiamo sbirciare dal buco della serratura e questo di certo non avvicina i cittadini alle istituzioni”.
La rielezione di Mattarella? “La Costituzione non lo vieta, è uno scenario che potrebbe verificarsi se i partiti fossero in stallo – spiega Ainis -. Sarebbe un bene o un male? Certo è che 14 anni sono un tempo troppo lungo, un tempo che rischia di trasformare la Repubblica in una Monarchia costituzionale”.
E precisa: “Quello che invece credo sia assolutamente una sgrammaticatura costituzionale sarebbe immaginare di eleggere una persona per due o tre anni perché sarebbe un’offesa non alla persona ma alla carica e quindi alla Costituzione. Chiunque venga eletto, il suo mandato non può che essere pieno, per 7 anni”.
“Nel caso di Draghi Presidente della Repubblica, se andremo ad elezioni anticipate non lo sa nessuno ma io credo che difficilmente il primo Presidente della Repubblica come primo atto del proprio settennato scioglierà le Camere – osserva il componente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato -, a meno che non se ne possa fare a meno, perché sarebbe come usare l’arma principale del proprio mandato all’inizio, questa evenienza la reputo difficile, poi in Italia succede di tutto, anche le cose difficili,” conclude.
Tra i Presidenti della Repubblica che il Costituzionalista ha avuto il piacere di conoscere cita Sandro Pertini: “Il primo presidente che ho conosciuto è stato Pertini. Mi trovavo a discutere ad un convegno a Taormina sui poteri del Presidente del Repubblica – racconta -. Celebrato quel convegno, siamo andati a portare una copia degli atti al Presidente, ad una settimana dalla fine del suo settennato. Pertini era molto popolare. Fu il primo a esercitare il cosiddetto potere di esternazione, la capacità di parlare direttamente agli italiani. In qualche occasione bacchettò il Governo, per esempio in occasione del terremoto in Irpinia, perché il Governo non aveva approvato le norme esecutive che servivano alla legge sulla protezione civile e questo aveva provocato dei ritardi nei soccorsi; o ancora nel caso di Vermicino, del bambino che cadde nel pozzo; o Pertini ai funerali di Berlinguer… insomma, aveva un’istintiva simpatia, la sua pipa era diventata emblematica”.
“Quando ci ricevette gli chiedemmo E se le chiedessero di fare un altro mandato? E lui rispose: L’Italia è fuori da questi palazzi, in questi palazzi non mi vogliono. E infatti non venne rieletto”.
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