L’Italia ha bisogno e si merita un Capo dello Stato, dopo Sergio Mattarella, che tuteli prima di tutto scuola e sanità pubblica: a chiederlo è il presidente della Camera Roberto Fico. Intervistato da Lucia Annunziata, durante la trasmissione Mezz’ora in più su Rai3, Fico ha detto che l’auspicio è che il prossimo presidente della Repubblica abbia un “profilo di alta moralità, aderente alla nostra Costituzione e ai principi e valori forti che rappresentano in tutto e per tutto il nostro Paese, che è un Paese dove c’è una grande civiltà“.
Il presidente della Camera ha quindi tenuto a dire che alla sanità e alla scuola pubblica sono legati gli “alti valori” e “pilastri della nostra democrazia”.
“Un presidente deve essere ancorato a questi valori di una grande Repubblica, troppo spesso bistrattata”, afferma.
Annunziata ha quindi chiesto a Fico dei nominativi che incarnano questi valori: “Ce ne sono molti” che rispondono a questo profilo ha replicato il presidente della Camera.
Intanto, sempre in tema di elezione del Capo dello Stato, al via il prossimo 24 gennaio, nelle ultime ore ha avuto un’accelerata (superando le 312mila firme) la petizione on line lanciata dal Fatto Quotidiano, diretta al Parlamento Italiano e ai grandi elettori, per dire ‘no grazie’ alla possibilità concreta di vedere arrivare “Berlusconi al Quirinale” come successore di Sergio Mattarella.
“Il Presidente della Repubblica – si legge nella petizione del quotidiano firmata da Peter Gomez, Antonio Padellaro e Marco Travaglio – dev’essere il garante della Costituzione”, invece, “Silvio Berlusconi è il garante della corruzione e della prostituzione, non solo sul piano giudiziario, mentre la Costituzione l’ha violata prima e dopo il suo ingresso in politica”.
Secondo il Fatto Quotidiano, Berlusconi avrebbe “prostituito ai suoi interessi privati non soltanto le sue escort, alcune minorenni, ma soprattutto i principi costituzionali che aveva giurato di difendere per ben tre volte da presidente del Consiglio: legalità, giustizia, eguaglianza, dignità delle donne, libertà di stampa, indipendenza della magistratura, libero mercato, equità fiscale, scuola e sanità pubbliche, disciplina e onore, antifascismo”.
Tre le tante vicende che lo hanno coinvolto, sempre il quotidiano dice che Berlusconi “è stato condannato in via definitiva per avere frodato il fisco, derubando lo Stato che ora vorrebbe presiedere, occultando immense fortune nei paradisi fiscali. E, da pregiudicato, pretende di guidare il Csm che decide sulle carriere dei magistrati”.
E ancora: “Ha abusato dei pubblici poteri per piegare il Parlamento ad approvargli 60 leggi ad personam, alcune bocciate dalla Consulta perché incostituzionali. Era affiliato alla loggia occulta P2. Ha corrotto parlamentari per ribaltare le sconfitte elettorali. Ha elevato a sistema il conflitto d’interessi, legittimando anche quelli degli altri. Ha sdoganato i peggiori disvalori, facendo pubblico vanto di condotte prima relegate alla clandestinità”.
Per Gomez, Padellaro e Travaglio, inoltre, Berlusconi avrebbe anche “trasformato Camera, Senato ed enti locali in stipendifici per i suoi avvocati, coimputati, lobbisti, camerieri, badanti, Papi girl, igieniste dentali. Ha screditato il Parlamento con la mozione “Ruby nipote di Mubarak”.
Ha coperto di vergogna gli italiani con sceneggiate e pagliacciate in giro per il mondo e ha trascinato l’Italia in due guerre criminali contro l’Afghanistan e l’Iraq”.
Come pure avrebbe “epurato giornalisti e artisti a lui sgraditi, trasformando la Rai in servizietto privato per Mediaset e Forza Italia. Ha usato i suoi manganelli catodici e cartacei per calunniare i migliori magistrati e giornalisti, oltre agli oppositori che ostacolavano i suoi disegni eversivi. Ha più volte elogiato Benito Mussolini. Ha giustificato l’evasione fiscale e varato condoni tributari, edilizi e ambientali. Il suo gruppo, con soldi suoi, ha corrotto politici, giudici, ufficiali della Guardia di Finanza, testimoni”.
Per queste e altre ragioni, nella petizione si chiede “a tutti i parlamentari” di non votare Silvio Berlusconi “alla Presidenza della Repubblica. Anzi, di non parlarne proprio. E, se possibile, di non pensarci neppure”.
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