Quota 100 si sta trasformando in un caso: dopo lo sganciamento, assieme al reddito di cittadinanza, dalla manovra di fine anno, anche se solo per la parte normativa, il decreto era atteso in Consiglio dei ministri per il 12 gennaio. Saltato l’appuntamento, più fonti di Governo avevano indicato per sicura la riunione per giovedì 17. Ora, l’attenzione si sposta su quella data, ma permangono molti dubbi.
A poche ore dal CdM, infatti, proprio sull’anticipo pensionistico, a cui sarebbero potenzialmente interessati oltre 300 mila lavoratori italiani, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, la Ragioneria generale dello Stato e l’Inps, non sembrano ancora avere trovato la quadra.
Molto interessati ai contenuti del decreto sono anche centinaia di migliaia di docenti e Ata, inizialmente tagliati fuori e destinati lasciare non prima del 2020, rientrati nel discorso dell’anticipo dopo che la finestra degli statali è stata spostata (sembra per volere del vicepremier Matteo Salvini) da ottobre a luglio.
Il timore del Mef, in particolare, è che proponendo delle maglie di accesso alla pensione troppo “larghe”, possano presentare domanda un numero esagerato di cittadini.
Una eventualità che, oltre al problema della copertura, acuita dal taglio di 2,7 miliardi (il prezzo da pagare per il via libera di Bruxelles al provvedimento) rispetto al budget previsto dalla prima bozza della Legge di Bilancio 2019, andrebbe a determinare delle improvvise sacche di vuoti di organico, soprattutto nella pubblica amministrazione.
Al punto che anche le “finestre” di uscita, con anticipo della richiesta di sei mesi, escogitate dallo staff della ministra per la PA, Giulia Bongiorno, potrebbe non riuscire a tamponare i troppi posti vacanti che si verranno a determinare.
La presenza di problemi è stata confermata, il 16 gennaio, alla vigilia dell’annunciato CdM, dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Stefano Buffagni, che ha detto: “se quadrano tutti i numeri credo proprio che sia confermato” per domani l’incontro tra i ministri.
“L’idea è quella, ora vediamo se si riesce a chiudere con la Ragioneria”, ha aggiunto, ammettendo anche che “ci sono alcune esigenze di calcolo più sulla parte pensioni che non sul reddito di cittadinanza”. Poi spiega ancora meglio: “c’è il problema della quantificazione: in base alle persone che possono accedere, si declina la platea con richieste economiche differenti”.
Cosa accadrà, allora, nelle prossime ore? “Se la Ragioneria ci dà l’ok, il Consiglio dei Ministri è pronto, altrimenti vediamo i tempi”, ha concluso Buffagni.
Sembra che, alla fine, il Consiglio di ministri si farà comunque nel pomeriggio del 17 gennaio. Ma il testo – proprio su quota 100 – potrebbe cambiare, anche all’ultimo momento. Decisivo sarà il pre-vertice politico sul “decretone”, alla sola presenza del premier Giuseppe Conte, e i suoi vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Nella serata dl 16 gennaio un’altra riunione è stata convocata dal ministro Riccardo Fraccaro, con esponenti del governo e parlamentari del Movimento 5 Stelle: tra i presenti, i ministri Di Maio, Toninelli, Grillo, Costa e Lezzi.
Tra i punti ancora da chiarire c’è anche la buonuscita: sembra che alla fine i dipendenti dello Stato potranno chiedere al momento della pensione un anticipo del Tfr (con interessi a carico dello Stato ma probabilmente fino a 50mila euro).
Il provvedimento era stato anticipato dalla ministra della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno ai microfoni del Gr1 Rai: “Stiamo cercando di individuare delle risorse – ha detto – anche con una convenzione con l’Abi, per riuscire ad anticipare questo differimento per finanziare dunque questo tfr: ma non solo per i quotisti, anche per i pensionati che andranno in pensione senza accedere alla quota 100”.
“Dopodiché – ha concluso la Bongiorno – ci sarà una proposta: chi vorrà accedere a questa proposta, può darsi che dovrà pagare una quota di questi interessi. Noi stiamo colmando una lacuna e stiamo proponendo soluzioni vantaggiose”.
Vantaggi che, a detta di Annamaria Furlan, leader della Cisl, non riguarderanno le quote rosa. “Quota 100 penalizza le donne, soprattutto al sud”, ha detto la sindacalista.
“Avevamo proposto al governo di accreditare un anno di contribuzione in più a ogni donna per ogni figlio, ma la nostra proposta è stata ignorata”, ha dichiarato la segretaria nazionale.
Mentre, ha concluso, “sarebbe stato anche un modo per riconoscere il valore sociale della maternità”.
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