I primi mesi di Quota 100 non sono andati come le attese: le adesioni all’anticipo pensionistico coniato da Governo M5S-Lega sono state meno delle metà di quanto si preventivava. Anzi, per correttezza, le richieste di accesso con 62 anni di età e 38 almeno di contributi sono state un terzo di quelle finanziate. Nella stessa scuola, si sono fermate 27 mila, rispetto alle oltre 50-70 mila di cui si parlava quando è stato varato il provvedimento a seguito dell’ultima legge di Bilancio. Inoltre, non è da escludere che all’ultimo momento non poche richieste di pensionamento con Quota 100, sia perché i tagli dell’assegno di quiescenza possono essere considerati eccessivi oppure perché l’Inps può rilevare all’ultimo momento la mancanza dei requisiti minimi.
E siccome anche il reddito di cittadinanza, anch’esso introdotto dall’esecutivo giallo-verde, ha avuto meno richieste dei quelle preventivate, il “gruzzoletto” che lo Stato si ritrova inaspettatamente tra le mani non è da poco: subito, si parla di 3 miliardi di euro.
Soldi che, logica dice, potrebbero essere stanziati per un allargamento dei parametri ci accesso ai due provvedimenti.
Solo che proprio in questi giorni il Governo sta andando a caccia estrema di soldi. In particolare, la Lega, la quale ha ripreso ad insistere sul finanziamento di una Flat tax “vera”, non ridotta a ridurre le aliquote fiscali della partita Iva: per realizzarla occorrono parecchi miliardi, tra i 10 e i 15.
“Fonti leghiste – scrivono gli esperti dell’Ansa – assicurano che non c’è alcuna accelerazione pro-crisi ma ciò non vuol dire che, sulla tassa piatta, la Lega ponga sul piatto suo futuro del governo. Con quella data del 20 luglio a fare da spartiacque: solo se le Camere fossero sciolte prima, si potrebbe andare al voto a settembre.
I miliardi avanzati, allora, potrebbero servire proprio ad evitare la rottura del Governo. Ma non solo. Sullo sfondo c’è un pericolo ancora più imminente: la procedura d’infrazione che Bruxelles potrebbe avanzare già a luglio, per la quale sarebbero stati previsti già attorno ai 2 miliardi di risparmi dai comparti pubblici, scuola compresa.
A questo punto, il caso vuole che per evitare l’ammenda della Commissione Ue manchino solo alcuni miliardi di euro.
A questo punto, non resta che attendere la metà della prossima settimana, quando si riunirà il Consiglio dei ministri: in quell’occasione si scoprirà se la promessa sulla copertura dell’eccesso di debito fatta dal premier Giuseppe Conte ai capi di Governo europei potrà essere esaudita.
Oppure se l’avrà spuntata anche stavolta il leader del Carroccio Matteo Salvini, forte dell’appoggio del ministro del Mef Giovanni Tria.
Intanto, gli ambienti sindacali hanno stimato che solo per Quota 100, con questo andare, entro il 2021 il risparmio rispetto ai finanziamenti garantiti sarà di ben 7 miliardi di euro rispetto i 21 miliardi stanziati con la legge di Bilancio 2019: le economie ammontano a circa 1,6 miliardi nel 2019, 2,9 miliardi nel 2020 e 2,6 miliardi nel 2021.
Le domande per Quota 100, “presentate sino ad oggi, sono circa 145 mila, di queste – ha spiegato il responsabile previdenza pubblica della Cgil nazionale, Ezio Cigna – non tutte saranno accolte e altre avranno decorrenza nel prossimo anno. Cifre che rendono ancora più attendibile la nostra previsione: Quota 100 è una misura che coinvolgerà un terzo della platea prevista nel triennio, ossia 325 mila persone anziché 970 mila, determinando un avanzo importante di risorse”.
“Le nostre previsioni – rimarca il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli – erano state considerate da Governo e Inps inattendibili e ora, forse perché incalzati dall’Unione europea, sembra che tutti ci diano ragione”.
Sembrerebbe, quindi, che la pubblicizzazione delle economie sia funzionale proprio a tamponare la potenziale procedura d’infrazione di Bruxelles.
Le risorse impegnate per Quota 100, prosegue, “saranno utilizzate solo in parte. Vi sono quindi le condizioni per intervenire con altre misure che permettano di superare la legge Fornero, garantendo una flessibilità in uscita per tutti dopo i 62 anni e prevedendo interventi a favore delle donne, dei lavoratori discontinui e precoci, dei lavoratori gravosi o usuranti e l’introduzione di una pensione contributiva di garanzia per i giovani“.
Tutte richieste che, considerando le necessità dei vertici del Governo, difficilmente potranno andare in porto.
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