“C’era un bisogno estremo” di Quota 100 “perché si pensa che già centomila persone hanno fatto domanda significa che davvero il tessuto sociale ed economico del lavoro era un po’ esausto: il provvedimento è stato accolto con grandissimo interesse dal Paese”. A dirlo è stato Claudio Durigon, il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, presente il 9 marzo a Firenze per un’iniziativa della Lega sul tema.
“Adesso via con queste persone – ha detto il rappresentante del Governo -, dentro gente nuova per un ricambio generazionale che può dare sicuramente un impulso diverso al nostro sistema produttivo”.
“Questa legge realizza l’impegno che la Lega si era assunta in campagna elettorale e sta già incontrando il successo che eravamo certi avrebbe ottenuto, perché va incontro alla reali esigenze della gente e del Paese”, ha aggiunto Durigon.
Per Durigon, “è stata una soddisfazione enorme, abbiamo avuto tutto e tutti contro in questa fase: invece alla fine abbiamo visto come nella sua attuazione gli italiani siano andati ai patronati, abbiano fatto il loro conteggio, e quindi siano andati in pensione”.
Durigon ha anche ricordato che “in questi giorni è stato pubblicato il primo bando per le imprese e breve verranno resi noti i bandi per i navigator”: sono state presentate ben 60 mila candidature, ma solo uno ogni dieci sarà accontentato.
“Ormai la macchina è partita, e state tranquilli che non ci sarà alcuna crisi di governo, andremo a fine legislatura. E se mai ci fosse crisi, il decreto con Quota 100 e il Reddito di cittadinanza non potrà affossare perché il Parlamento è sovrano”, ha concluso il sottosegretario.
” Questa legge restituisce dignità e diritti ai lavoratori – ha sottolineato la parlamentare torinese del Carroccio, Elena Maccanti – e a chi ci dice che così si rischia di svuotare gli enti pubblici rispondiamo che finalmente si potrà riprendere ad assumere”.
Rimane un dato di fatto, però, che nella scuola l’anticipo pensionistico quota 100 ha riscosso un’adesione molto al di sotto delle aspettative: ci si attendevano oltre 50 mila domande, invece ne sono state presentate appena 17 mila e nel computo ci sono anche gli Ata e i dirigenti scolastici.
Sui motivi del mezzo flop, non è facile soffermarsi. Di sicuro, ha pesato la riduzione dell’assegno rispetto all’uscita con la legge Fornero, che in certi casi ha sfiorato i 400 euro netti.
Certamente, si tratta di un trattamento che vale per tutti i comparti. Ma per chi doveva percepire 1.800 euro e si ritrova, per andare via prima di qualche anno, con 1.400 euro, la riduzione pesa moltissimo.
Ma c’è anche un altro motivo: lavorare a scuola è faticoso, stancante, stressante, ma se oltre 30 mila docenti, assistenti e collaboratori scolastici hanno preferito continuare, pur trattandosi di lavoratori sopra i 60 anni, è perché svolgono comunque un mestiere non manuale.
Un mestiere, soprattutto quello degli insegnanti, che svolgendosi per il 90 per cento del tempo a stretto contatto dei giovani, alla fine permette di stringere i denti. In attesa dell’uscita dal lavoro con un assegno pensionistico più dignitoso.
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