Il decreto legge contenente le norme sulla previdenza e l’anticipo pensionistico quota 100 dovrebbe essere approvato tra il 10 e il 12 gennaio prossimi: la data è stata indicata dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon.
Anche il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini conferma che il decreto applicativo di quota 100, assieme al reddito di cittadinanza arriveranno “all’inizio dell’anno, tempi tecnici permettendo”.
Ospite all’Opera Pia cardinale Ferrari a Milano, nel giorno di Natale, Salivi ha ribadito che “sono provvedimenti che riguardano milioni di italiani, che avranno di più rispetto a quello che hanno avuto negli anni passati: diritto alla pensione, diritto a un lavoro e a ritrovarlo se l’hanno perso, conto che entro la primavera si parta con tutti”.
Nel provvedimento, che conterrà anche la proroga dell’Ape social (nella scuola vale solo per educatrici dei nidi e maestre dell’infanzia) e l’Opzione donna (con assegno ridotto di circa il 30%, solo per le donne con almeno 35 anni di contributi nate entro il 31 dicembre del 1959 se dipendenti e entro il 31 dicembre 1958 se autonome), mentre non sarà invece presente l’abbassamento dal 2,8 a 2 volte del trattamento minimo della soglia per l’accesso alla pensione anticipata nel regime contributivo.
Le modifiche alla normativa previdenziale, comunque, dovranno essere attuate nei “limiti delle risorse stanziate” nella legge di bilancio per il 2019 che dovrebbero essere, come indicato nel testo approvato al Senato, pari a 3.968 milioni nel 2019 (2,7 miliardi in meno rispetto al finanziamento approvato alla Camera), 8.336 nel 2020 e 8.684 per il 2021.
La sperimentazione per l’anticipo pensionistico per chi ha almeno 62 anni di età e 38 di contributi e per chi ha almeno 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne 42 anni (un anno in più per gli uomini) sarà triennale. Senza altre leggi, nel 2022 si tornerà alla legge Fornero.
Tra i provvedimenti in arrivo c’è anche il blocco dell’aumento dell’aspettativa di vita per le pensioni anticipate: se, infatti, il 1° gennaio 2019 scatteranno le nuove regole per l’accesso alla pensione con l’incremento di cinque mesi legato all’aspettativa di vita sia per la vecchiaia (che passa da 66 anni e sette mesi a 67 anni) che per la pensione anticipata (da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e tre mesi), entro una decina di giorni arriverà il decreto che “riporta indietro” i requisiti per la pensione anticipata a quelli attualmente in vigore. Anche se poi, con l’introduzione delle finestre trimestrali, alla fine il “vantaggio” effettivo sarà di soli due mesi.
Infine, chi anticipa il pensionamento avrà il divieto di cumulo con l’attività lavorativa fino all’età di vecchiaia, a meno che non si tratti di lavoro autonomo occasionale fino a un limite di 5.000 euro annui.
La finestra sarà a regime trimestrale per i lavoratori privati e semestrale per i pubblici.
Tuttavia se per i privati con i requisiti raggiunti entro il 2018 potranno uscire il primo aprile 2019 per i pubblici il termine per il raggiungimento dei requisiti è il 31 marzo 2019 e la prima finestra scatterà a ottobre.
A chiederne il posticipo, che per i docenti, Ata e dirigenti della scuola potrebbe significare lo slittamento di un anno, a meno che non subentri una deroga, sarebbe stato il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno: in un’intervista al Messaggero, nella quale ha parlato anche di giustizia nella veste di esperta della Lega, la Bongiorno ha detto che su quota 100, “sono stata io a chiedere che i tempi di uscita per il pubblico siano più larghi dei tre mesi dei privati, perché non possiamo permetterci di lasciare scoperte le strutture pubbliche. Serve tempo per una corretta programmazione e io credo che sei mesi aggiuntivi siano il tempo giusto. Quindi chi ha maturato il diritto già entro il 2018 dovrebbe uscire a ottobre. Questo è il nostro orientamento”.
La ministra della Funzione pubblica, infine, ha confermato che da novembre 2019 si procederà alle assunzioni per coprire tutti i pensionamenti: “chi conosce il mondo della pubblica amministrazione sa che siamo di fronte a un fatto storico: il turn over al 100 per cento vuol dire che tutti quelli che vanno in pensione verranno sostituiti, mentre nello scorso triennio erano uno su quattro”.
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