La Tecnica della Scuola lo sostiene da tempo: l’anticipo pensionistico quota 100 sarà approvato nella manovra di fine anno ed in mancanza di un provvedimento retroattivo specifico, il personale della scuola nel 2019 resterà fuori dal beneficio. Ora, a sostenerlo sono anche i sindacati. “Quota cento non potrà valere per la scuola, che salta un giro”, ha detto il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, nella giornata conclusiva dell’Esecutivo del sindacato riunito a Fiuggi.
Il leader del sindacato confederale ha ricordato che “i termini per la presentazione delle domande di pensionamento per la scuola scadono oggi”.
Ma, “a questo punto, anche se la procedura prevista per la quota 100 sarà approvata nella manovra di Bilancio, in mancanza di un provvedimento retroattivo specifico, il personale della scuola resterà fuori, per quest’anno, da questa possibilità previdenziale”.
I timori del sindacalista Uil Scuola sono fondati. Il problema, come già fatto osservare da queste pagine, è che nella scuola le domande per l’accesso alla pensione devono essere fatte proprie dal sistema ministeriale molto tempo prima rispetto agli altri comparti, perché è proprio dalle cessazioni del servizio che si avvia il lungo e laborioso meccanismo della formazione degli organici, che poi porta – dal mese di aprile – alle domande di trasferimento, quindi a tutta la mobilità, poi alle immissioni in ruolo ed infine all’assegnazione delle supplenze annuali sui posti vacanti.
“A questo punto – ha concluso il nostro direttore – rispetto questi tempi, si attende una deroga per la scuola, ma veramente in tempi stretti, rivolta a tutti coloro che nella scuola hanno intenzione di fruire di quota 100 o 41-42. Altrimenti, sappiamo che è già uscito un decreto Miur”, il 16 novembre scorso, “che manda il personale in pensione di vecchiaia cinque mesi dopo, a 67 anni di età, oppure in pensione di anzianità con 42 anni e tre mesi” di contributi “per le donne e 43 anni e tre mesi per gli uomini”.
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