La fine del 2021 si porterà via “Quota 100”, la forma di anticipo previdenziale introdotta dal primo governo Conte per accompagnare verso il pensionamento i lavoratori con almeno 38 anni di contributi e 62 anni di età. Sulla scadenza naturale del provvedimento, a tre anni dal varo, non si è mai detta d’accordo la Lega, che assieme al M5s lo aveva approvato. E ora che il Carroccio è tornato al governo, torna sull’argomento.
“Tra le priorità della Lega nella prossima manovra finanziaria c’è quella di confermare “Quota 100”, almeno per un altro anno.
“Faremo le barricate davanti al Parlamento per difenderla”, ha detto a Benevento il leader della Lega, Matteo Salvini.
Nella maggioranza, però, il pensiero prevalente è un altro. A rappresentarlo è stato il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, che in un’intervista alla Stampa ha detto che il leader della Lega fa “solo propaganda”.
“L’idea di Salvini di prorogare per un anno “Quota 100” è una sua invenzione, non ne abbiamo mai discusso”. Per il ministro forzista, “la posizione del segretario della Lega sul Green Pass è assolutamente irrazionale”.
Dopo avere citato lo studio dell’Ocse sul “costo spaventoso” della misura, il numero uno della Funzione Pubblica ribadisce che “la proposta di Salvini è pura invenzione. Non ne abbiamo mai discusso a nessun livello, né in Consiglio dei ministri, né col mio collega Orlando”.
E anche lo stesso ministro del Lavoro Andrea Orlando sembra allineato a Brunetta. Tanto da essere già orientato a capire quali misure adottare dal 1° gennaio 2022. Si parla già, ad esempio, di Quota 102.
Per il dopo “Quota 100”, dice Orlando durante un evento Cna a La Spezia, “una variabile non irrilevante è la disponibilità che avremo con la legge di bilancio e quella è una verifica che va fatta col mio collega del Mef”.
E “quando metteremo mano al superamento di “Quota 100” dovremo tener conto delle condizioni sui luoghi di lavoro”, andando a focalizzare i “lavori gravosi, che sostanzialmente diminuiscono l’aspettativa di vita dei lavoratori”.
Sinora nella categoria dei lavori logoranti della scuola sono stati collocati solo gli operatori dei nidi e le maestre della scuola dell’Infanzia: hanno avuto accesso all’Ape Social (via da 62 anni con riduzioni sull’assegno quasi inesistenti). Ma dalla primaria in su ci si è fermati alla richiesta dei sindacati di comparto.
L’impressione è che anche stavolta non ci si discosti da quella strada. Le attenzioni sono altrove: sempre il ministro Orlando ha sottolineato anche che bisognerà iniziare a pensare anche “al fatto che si stanno preparando tempi nei quali ci sono persone che andranno in pensione ampiamente al di sotto della soglia di povertà, bisogna iniziare a rifletterci oggi, è un tema che va messo sul tavolo ora”.
Poi c’è il problema dei giovani: il ministro del Lavoro ha sottolineato che di pensioni si parla “solo guardando a chi manca 3-4 anni, dobbiamo iniziare a far partecipare a quel tavolo anche quelli che in pensione ci andranno tra vent’anni che rischiano di non avere semplicemente una pensione”.
Certo, nella scuola c’è un nucleo di docenti, Ata e presidi che non si rassegna: sarebbe ben contento di vedere confermata “Quota 100”. L’alternativa, infatti, rimane solo la dispendiosa Opzione Donna, rivolta al solo sesso femminile peraltro anch’essa a rischio estinzione, oppure lasciare dopo circa 42 anni di contributi o a 67 anni di età.
Bisogna fare i conti con la realtà: la stessa Unione europea avrebbe non poco da ridire in caso di allentamento della riforma Monti-Fornero di una decina di anni fa.
a spingere per cancellare non è solo quasi tutta la maggioranza. Qualche giorno fa, dalla ‘Italy Survey’ dell’Organizzazione per lo sviluppo economico, presentata in videoconferenza fra Roma e Parigi, si è ribadito che “Quota 100” va “lasciata scadere a fine anno”. E anche l’altro anticipo ‘Opzione Donna’, riservato alle lavoratrici, proprio al fine di riequilibrare la spesa pensionistica.
Pure i sindacati se ne sono fatta una ragione: secondo il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli, “dopo “Quota 100” è necessario individuare delle misure che rendano più sostenibile socialmente il sistema, sulla base delle richieste contenute nella piattaforma presentata al Governo dal sindacato”.
“Il Ministro Orlando si era impegnato a convocare il sindacato nei primi giorni di settembre ed è grave che ancora non lo abbia fatto”: un silenzio che lascia spazio alle ipotesi, comunque sempre più pallide, di riconferma del meccanismo che quest’anno nella scuola ha permesso di far lasciare il lavoro a diverse migliaia di dipendenti.
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