Ancora per un anno scolastico, ovvero per il 2020/2021 i docenti e tutto il personale ata potrà andare in pensione con quota 100. Si tratta di potere andare in pensione avendo compiuto 62 anni di età e avendo versato almeno 38 anni di contributi. Dall’anno scolastico 2021/2022 c’è l’ipotesi, bocciata dalla CGIL e dalla UIL, di sostituire quota 100 con quota 102.
Ecco cosa è quota 102 per potere andare in pensione
La riforma previdenziale che andrebbe a sostituire la famosa quota 100 e, che per adesso è solo una semplice ipotesi, è stata definita quota 102, ovvero si andrebbe in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi, con il ricalcolo contributivo di tutta la carriera lavorativa per chi si dovesse trovare in un sistema misto retributivo-contributivo.
Bisogna precisare che quota 100, per i docenti con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi, scade definitivamente con i pensionamenti del 1° settembre 2021, dopo si tornerebbe a potere andare in pensione unicamente con la legge Fornero.
È utile sottolineare che l’accesso alla pensione con la legge Fornero è fissata a 67 anni e 3 mesi di età o con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per i maschi, che diventano 41anni e 10 mesi per le femmine. L’anno in meno per le femmine è un’opzione che scadrà nel 2026 poi si passerà a 43 anni e 6 mesi per i maschi e un anno in meno per le femmine.
Ecco allora il motivo per cui, chiusa la parentesi di quota 100, si sta ragionando su una riforma previdenziale che la sostituisca e possa essere accettata dai sindacati. La proposta per ora sarebbe quota 102.
CGIL e UIL sono contrarie all’ipotesi quota 102
La proposta di quota 102 che prevede la possibilità di andare in pensione, con il ricalcolo totalmente contributivo, con almeno 64 anni di età anagrafica e ben 38 anni di contributi versati, vede la netta chiusura da parte di CGIL e UIL.
La Cgil chiede al governo di aprire quanto prima il tavolo sulla previdenza con i sindacati così come annunciato nei mesi scorsi.