I continui rinvii dell’approvazione del decreto contenente quota 100 rischiano di lasciare fuori i dipendenti della scuola per l’unica uscita possibile nel 2019: quella del 1° settembre. A sostenerlo è Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil, commentando le anticipazioni relative al provvedimento sganciato dalla manovra di bilancio, poi da approvare dal Consiglio di ministri l’11 gennaio e ora slittato di un’altra settimana.
Nell’ultima bozza di decreto si riporta che “per il personale del comparto Scuola ad Afam si applicano le disposizioni di cui all’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449”. Quella legge spiega che “per il personale del comparto scuola resta fermo, ai fini dell’accesso al trattamento pensionistico, che la cessazione dal servizio ha effetto dalla data di inizio dell’anno scolastico e accademico, con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell’anno”.
Quindi, se le cose stanno così, per raggiungere il doppio requisito – età anagrafica minima e contributi da considerare nel “montante” dei 38 anni – varrà tutto il 2019.
Il problema, ribatte Sinopoli, è che “il governo rinvia l’emanazione del decreto su ‘Quota 100’ e persevera nell’errore di escludere il sindacato da qualsiasi confronto di merito, vanificando così un’opportunità determinante per evitare soluzioni pasticciate”.
Per il sindacalista, quindi, chi governa le nuove regole pensionistiche non si renderebbe conto delle peculiarità della scuola, per la quale i pensionamenti non possono essere di certo avallati in primavera.
Il leader della Flc-Cgil si scaglia, quindi, contro “l’inaccettabile e ingiustificata differenziazione tra i lavoratori pubblici e il resto del mondo del lavoro: sembra infatti che la finestra di uscita per i lavoratori pubblici, rispetto alla data di maturazione del requisito 100, venga spostata avanti di sei mesi contro i tre degli altri lavoratori”.
Secondo il sindacalista, “per quanto riguarda la scuola, se ci saranno ulteriori rinvii, si corre il rischio di penalizzare migliaia di lavoratori che, a causa della tempistica ristretta e delle specifiche esigenze del calendario scolastico, non potranno occupare i posti lasciati liberi dal personale docente e ATA beneficiario della Quota 100″.
“Per un assurdo tentennamento, il governo rischia un pasticcio con una penalizzazione del personale della scuola che sarebbe inaccettabile e contro la quale ci mobiliteremo”.
Sinopoli poi sottolinea quella che considera “un’altra grave vessazione legata all’erogazione del TFR/TFS per i dipendenti pubblici: per poterlo anticipare, stando a quanto affermato da autorevoli esponenti del governo, si dovrà ricorrere ad un prestito bancario, con gli interessi parzialmente a carico dello Stato”.
“Insomma – commenta con ironia il sindacalista – per aver i propri soldi il lavoratore dovrà accendere un mutuo (un autentico paradosso), le cui modalità non potranno essere a costo zero per il lavoratore e per lo Stato. Possibile che si dimentichi che le liquidazioni sono un diritto maturato in decenni di lavoro?”.
“Se a ciò aggiungiamo – continua il segretario Flc-Cgil – gli interventi regressivi in legge di bilancio, insufficienti per i settori dell’istruzione e della conoscenza, il blocco dell’indicizzazione delle pensioni che sarebbe dovuto scattare all’inizio di quest’anno e l’assenza di risorse sufficienti per i rinnovi dei contratti pubblici, risulta chiara l’assoluta disattenzione del governo a guida M5S-Lega rispetto al mondo del lavoro, dei lavoratori nel settore della formazione e dei pensionati”.
“Se non ci saranno segnali nuovi alle richieste sindacali, la mobilitazione si renderà necessaria. La Flc Cgil sarà parte attiva delle lotte che la Cgil sta mettendo in campo insieme alle altre confederazioni sindacali – conclude Sinopoli – a partire dalla manifestazione già fissata per il 9 febbraio“.
“Per sostenere le proposte unitarie contenute nella piattaforma sottoposta ai lavoratori da Cgil, Cisl, Uil, per cambiare le scelte dell’Esecutivo e per aprire un confronto serio e di merito” le tre organizzazioni sindacali “organizzeranno una grande manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma sabato 9 febbraio”.
Né la nota congiunta, né la leader del primo sindacato nazionale, Susanna Camusso, hanno fatto riferimenti diretti alla scuola o all’istruzione, nello spiegare i motivi della protesta.
A pensarci, ora, è stato il leader del sindacato di comparto.
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