Quota 100 scatterebbe solo per chi ha almeno 64 anni di età: se fosse vero, l’annunciata intenzione di anticipare l’età per andare in pensione, confermata di recente dal vicepremier Luigi Di Maio, si trasformerebbe in una beffa per tanti lavoratori che speravano di lasciare appena superati i 60 anni.
Addirittura, secondo Cesare Damiano deputato del Pd, in passato ministro del Lavoro, ci troveremmo dinanzi ad un peggioramento della situazione. Quella somma dell’età anagrafica e degli anni di contributi versati va quindi introdotta senza vincoli.
Perché rappresenta una penalizzazione
“Su Quota 100 se fosse vero che parte da 64 anni di età, questa scelta rappresenterebbe una penalizzazione per chi svolge attività gravose perché questi lavoratori possono andare in pensione a 63 anni con Quota 99 (63 più 36 di contributi)”, ha fatto sapere l’ex ministro.
“Non solo – prosegue Damiano – per chi è disoccupato o ha un familiare disabile a carico, i contributi scendono a 30 anni (Quota 93). Per le donne, poi, c’è uno sconto ulteriore di un anno per ogni figlio (massimo 2 anni), che porta i contributi necessari a 28 anni (Quota 91). Inoltre, non bisogna dimenticare sempre per queste 15 categorie di lavoratori – prosegue l’esponente del Pd -, che svolgono attività gravose, c’è anche il blocco dell’aggancio dell’età della pensione all’aspettativa di vita”.
Non toccate l’Ape
Il democratico ha anche spiegato i motivi per cui sarebbe un errore archiviare l’Ape social: “sarebbe molto dannoso per una vasta platea di lavoratori. Si tratterebbe, al contrario, di renderla strutturale”.
“Se poi questa scelta dovesse cancellare anche l’Ape volontaria, che prevede alcune penalizzazioni, toglieremmo la possibilità di andare in pensione a 63 anni con soli 20 di contributi. È una possibilità che favorisce chi ha svolto lavori discontinui, in particolare le donne”.
Mantenere Opzione donna
A proposito delle lavoratrici, l’on. Damiano ha anche parlato di Opzione donna, il prepensionamento per donne di 57,3 anni se dipendenti e 58,3 se autonome, con 35 anni di contributi: la “sperimentazione andrebbe proseguita oltre il 31 dicembre 2015, condivido: volevamo farlo anche noi. Bisogna solo trovare le risorse”.
Come si vede, le pensioni vanno maneggiate con cura, altrimenti si può peggiorare la situazione. Infine, per quanto riguarda i 41 anni di contributi, sono d’accordo. Era una norma contenuta nella proposta di legge Damiano-Gnecchi che ha trovato nella scorsa legislatura una risposta parziale”.