Oggi ha detto in modo nitido e rivelatore, con schietta tenacia e vigoria rivendicativa, riferendosi alle sue esternazioni e a quelle della ministra Madia a proposito del «ringiovanimento» della pubblica amministrazione e della scuola, che è venuto il momento di mettere la parola «fine» all’incredibile avventura storico-giudiziaria che lacera da quasi tre anni questi sfortunati lavoratori.
Un vero e proprio pasticcio generato da un errore dell’ex ministra Fornero che ha ignorato la specificità del Comparto Scuola e che è divenuto un «caso» politico su cui tutti gli schieramenti politici concordano. Un errore riconosciuto qualche giorno fa dalla stessa Fornero in una preziosa missiva inviata a una docente e che aspetta solo di essere emendato. Le parole emblematiche della Ghizzoni, pronunciate dalla sua pagina Facebook, dicono che non è più possibile postergare quell’«errore» previdenziale che ha impigliato nella rete delle nuove norme 4.000 persone fra docenti e personale Ata ultrasessantenni. Alla porta, infatti, stazionano altrettanti precari in attesa di sistemazione. La deputata democratica afferma che «correggere» una volta per tutte quell’«errore» con un «decreto» ad hoc significa compiere, prima di tutto, un’importante «scelta etica».
Come darle torto? Mai espressione, crediamo noi, fu più appropriata. Perché questo mini-popolo di lavoratori aspetta proprio quel decreto che restituisca giustizia e dignità alle loro ragioni vulnerate. E lo aspetta perché gli è dovuto. Ci auguriamo dunque che quelle parole siano immediatamente recepite e tradotte in una norma inequivocabile.
Quando lei, caro Renzi, dall’Assemblea Nazionale del suo partito, fa riferimento ai concetti di «comunità educante» e di «patto educativo» che richiamano tutti a una responsabilità collettiva affinché il nostro sistema di formazione sia in grado di rispondere alla missione affidatagli dall’art. 3 della Costituzione, noi non possiamo che convenirne. Mandiamo prima in pensione, però, questi 4.000 lavoratori e diamo prova, alla faccia dell’esosità, che l’equità sociale nella nostra repubblica esiste ancora. Diamo questo segno di distensione al personale della scuola con l’emanazione di una norma eticamente giusta e soprattutto celere. La storia è stanca di tanto tedioso succedersi di promesse non mantenute.
Cordiali saluti.
Giuseppe Grasso
Direttivo Comitato Civico «Quota 96»