Stim.ma Presidente Boldrini,
vorrei sottoporre alla Sua attenzione, ancora una volta, la drammatica quanto anomala situazione che vive il personale della scuola da oltre un anno e mezzo, non tanto perché Presidente della Camera, quanto perché tenace assertrice dei diritti dei più deboli ed indifesi e quindi sensibile e attenta affinché questi diritti siano fatti salvi e rispettati.
Questi i fatti.
Da oltre un anno circa 3.500 lavoratori della scuola – fra docenti e personale Ata – sono rimasti imbrigliati nelle strettissime maglie della riforma Fornero a causa di un errore tecnico e dunque costretti a una brusca deviazione rispetto ai loro progetti di vita.
Ad essi, che contano fra i 36 e i 41 di servizio, con 61/62 anni anagrafici, è stato negato il diritto, acquisito già dal settembre del 2011 (quattro mesi prima, cioè, dalla promulgazione della riforma Fornero) di accedere alla pensione con le vecchie regole. Per questo motivo stanno lottando con tutti i mezzi (e su tutti i fronti) per far sì che il loro diritto a pensione venga riconosciuto.
L’esecutivo guidato da Mario Monti, nello stilare frettolosamente l’ultima riforma delle pensioni, non ha tenuto conto della specificità del Comparto Scuola e ha assimilato le leggi speciali che regolano questo settore alle leggi generali di tutti gli altri settori della Pubblica Amministrazione.
Ha dimenticato, cioè, che l’anno scolastico non coincide con l’anno solare e che si colloca, invece, a cavallo di due anni solari. L’esigenza della continuità didattica, infatti, impedisce ai lavoratori della scuola di completare i loro requisiti pensionistici nei termini dell’anno solare.
Come potrebbe mai un insegnante abbandonare la sua classe il 31 dicembre?
Eppure, quella che dovrebbe essere una verità elementare, è stata ripetutamente negata. Il Comparto Scuola, che ha tempistiche sue e ordinamenti propri concepiti per il corretto funzionamento didattico, usufruisce da sempre di una speciale decorrenza per il collocamento a riposo: il 1 settembre di ogni anno scolastico. Nella diatriba è intervenuto con fermezza anche il giudice Ferdinando Imposimato, Presidente onorario della Corte di Cassazione, il quale ha recentemente preso posizione a favore di questi lavoratori ingiustamente discriminati con dotte argomentazioni tecnico-giuridiche. Il valente magistrato ha fatto tabula rasa, nei suoi precisi interventi, di ogni fallace pretesto del governo che ha sempre addotto problemi di copertura finanziaria ad ogni richiesta di emendare l’ingiustizia. I giuristi insegnano che una norma generale non può prevalere su una norma speciale, ma che debba tener conto di situazioni particolari, meritevoli di una disciplina ad hoc. Se così non facesse, la legge generale sarebbe viziata da irragionevolezza e illogicità e quindi incostituzionale. È singolare che il Comparto Scuola, che è sempre stato oggetto di una disciplina speciale in materia previdenziale, venga fatto rientrare nella disciplina generale dalla riforma Fornero senza che nulla sia stato modificato rispetto al passato.
Il Pd, nel suo programma elettorale, ha inserito in maniera chiara ed inequivocabile la soluzione del nostro problema grazie all’interessamento delle onorevoli Puglisi e Ghizzoni che hanno presentato recentemente una Pdl alla Camera ed al Senato, la n.249, che è stata calendarizzata per la discussione, e si spera l’approvazione, per la prossima settimana, alla Commissione Lavoro della Camera.
Giovedi 6 giugno, le onorevoli Elena Centemero, Pdl, ed Annalisa Pannarale, Sel, hanno presentato un’interpellanza parlamentare per esporre in maniera chiara e netta l’ingiustizia subita dal comparto scuola e chiedere una soluzione immediata che deve avvenire entro giugno, massimo i primi di luglio, pena un altro anno di lavoro a danno dei tanti precari che aspettano di prenderne il posto. Ma il sottosegretario Dell’Aringa, forse non a conoscenza del problema e della specificità, sancita da norma che regola il lavoro ad anno scolastico e non solare, non ha saputo o voluto fornire le giuste risposte che entrambe le interpellanze chiedevano, cioè l’immediata soluzione all’errore contenuto nella riforma, rimandando così, ancora una volta a una decisione presa collegialmente dal governo o ad una soluzione giudiziaria.
In ultimo, altra ingiustizia che si aggiunge alla già pesante ingiustizia. Siamo venuti a conoscenza solo recentemente che lo scorso agosto il G.d.L. di Roma , la dott.ssa Baroncini, ha accolto il ricorso di una docente q.96, tal Silvia Gudini, mandandola in pensione sin dal 1 settembre 2012, senza che l’amministrazione (Miur) abbia presentato nessun appello nei tempi previsti e consentendo così che l’ordinanza passasse in giudicato e divenisse pertanto definitiva. Ci domandiamo: dove sta la GIUSTIZIA che accoglie le istanze di una ricorrente mentre respinge tenacemente e sistematicamente le stesse presentate dagli altri 3.000 ricorrenti?
Presidente Boldrini, non si può più rimandare, non c’è più tempo da perdere. L’anno scolastico si è appena concluso e il prossimo è già alle porte. Occorre intervenire ora, già in Commissione lavoro, facendo in modo che la PDL Ghizzoni sia approvata in sede legislativa ed eviti così il passaggio in aula risparmiando tanto tempo prezioso, tempo che, ripeto, non c’è, in quanto quello scolastico è diversamente regolato come più volte ripetuto.
Concludo dicendo che riconoscere e sanare questo «errore tecnico» significa mandare in pensione parte del personale della scuola più vecchio e meno pagato d’Europa e far posto ai tanti precari che aspettano di essere stabilizzati. Questo è in linea anche con le dichiarazioni del Ministro Carrozza espresse pochi giorni fa in sede congiunta alla camera e al senato, che ha accennato al nostro caso pubblicamente. Noi confidiamo nella Giustizia e nella buona volontà di tutti i politici che si battono per rispettarla ed onorarla.
Non so se questa mia mail otterrà mai una risposta, ma confido nella sua sensibilità e attenzione al problema esposto.
Cordialmente
Chiara Farigu
Comitato Civico «Quota 96»
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