Categorie: Personale

“Quota 96”: il giudice del lavoro di Torino riconosce la specificità della scuola

Il giudice del lavoro di Torino, al quale altri gruppi del comitato “Quota 96” si erano rivolti per ottenere giustizia rispetto al blocco imposto dalla riforma sulle pensioni della ministra del lavoro, la cui legge blocca i benefici pensionistici delle quote al 31 dicembre 2011, ha riconosciuto la violazione del diritto del personale della scuola di ottenere lo spostamento dei benefici al 31 agosto 2012.
Dopo la sentenza del giudice del lavoro di Oristano, che però aveva intimato all’Usr di mandare in pensione i docenti che hanno maturato il diritto al 31 agosto a decorrere dal 1 settembre 2012, arriva ora anche quella di Torino che tuttavia si discosta solo nell’urgenza.
Infatti il giudice di Torino sposta il riconoscimento del diritto al 31 agosto, ma non riconosce l’urgenza del giudice di Oristano e quindi aggiorna il tutto al 23 ottobre. In ogni caso, precisa l’avvocato che sta sostenendo la lotta del personale della scuola impelagato in questa assurda vicenda per l’insensibile e capziosa volontà di fare di ogni erba un fascio, il giudice torinese ha dato ragione al comitato “Quota 96” quando ha detto che la riforma Fornero non ha rispettato la specificità della scuola in riferimento al resto della P A.
Infatti, ribadisce l’avvocato, il Tribunale di Torino afferma 2 cose molto importanti:
1) La competenza del Tribunale del Lavoro sulla base di una recentissima sentenza della Cassazione a sezioni unite;
2) che le norme devono essere coordinate fra loro e, pertanto, la sede cautelare non è sufficiente per una valutazione complessiva, facendo emergere i molti dubbi sulla reale portata e legittimità della norma Fornero, rinviando, per tale motivo ad una udienza fissata in brevissimo tempo.
L’unica cosa che Torino rigetta quindi è l’urgenza visto che manca il periculum della irrimediabile offesa e quindi rimanda la definizione della materia al 23 ottobre prossimo.
Ricordiamo invece che i giudici del lavoro di Roma e Milano avevano demandato la definizione della questione alla corte dei Conti.

Pasquale Almirante

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