Buone notizie per i 4mila ‘Quota 96’: dalla messa a punto degli emendamenti al decreto legge di riforma della Pubblica amministrazione, che ha totalizzato circa 1.850 proposte di modifica, molte delle quali della maggioranza, esce rafforzato il via libera al pensionamento. Perché stavolta ci sarebbero pure le coperture economiche (servono oltre 400 milioni di euro e poi a crescere fino al 2017). Abbiamo finalmente l’occasione per risolvere la questione degli “insegnanti rimasti ‘intrappolati’ nella scuola”, a cui è stata negata la possibilità di andare in pensione per “un errore del governo Monti”, ha detto il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd).
Altre novità che giungono dagli emendamenti toccherebbero anche la mobilità obbligatoria per i dipendenti pubblici, che verrebbe “addolcita” dall’introduzione di una ‘consultazione preventiva con i sindacati’: per Damiano si tratterebbe di un passaggio importante: “L’indicazione del raggio dei 50 chilometri è omogenea rispetto a quanto accade nel lavoro privato, ma va chiarito che il lavoratore può avvalersi del proprio rappresentante sindacale”.
Ci sarebbero anche richieste di modifica sui permessi sindacali: sempre secondo l’ex ministro del Lavoro bisognerebbe infatti distinguere tra permessi sindacali, che non dovrebbero “essere intaccati”, o meglio non andrebbero dimezzati, e distacchi, che invece meritano “un discorso a parte”, ricadendo sulla fiscalità generale.
Complessivamente, gli interventi richiesti riguarderebbero tutto lo spettro coperto dal decreto legge uscito dal consiglio dei ministri il mese scorso Centinaia sono gli emendamenti firmati dalle opposizioni (circa 300 dal M5s e altrettanti da Fi). I Cinque Stelle puntano soprattutto a porre dei limiti alla mobilità e a rafforzare la parte sull’anticorruzione. Non mancherebbero emendamenti a firma del Governo, con lo stanziamento di risorse per i prepensionamenti di giornalisti in aziende sotto stato di crisi.
Il 14 luglio la messa a punto degli emendamenti è andata avanti per tutta la giornata, un lavoro intenso per arrivare pronti davanti alla commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Martedì 15 luglio si procederà prima con le dichiarazioni di inammissibilità, che aiuteranno a sfoltire la matassa, con l’obiettivo, fa sapere il presidente della commissione Francesco Paolo Sisto (Fi), di “iniziare a votare già domani sera”. D’altra parte martedì 22 il testo è atteso in Aula, quindi la commissione avrà un bel da fare per licenziare il testo entro i tempi. Ma Sisto manifesta tranquillità: “Gestiremo la situazione come al solito, non ci spaventa. Anche se fossero stati 3.000 ce l’avremmo fatta lo stesso”.