“Quota 96”: Lettera aperta ai membri della Commissione Cultura della Camera

Stim.mi  membri della 7^ Commissione Cultura, Scienze e Istruzione

il DDL-SCUOLA è approdato ieri in commissione cultura per essere vagliato e modificato/corretto nelle parti che assolutamente non vanno e che i docenti di ruolo e i precari, sul web, da settimane, stanno denunciando, perché giustamente preoccupati per il loro futuro e per il futuro della scuola pubblica.

I punti dolenti (dal numero ancora incerto delle assunzioni ai superpoteri dei presidi, dalla chiamata diretta alla valutazione insindacabile da parte di una discutibile squadra del capo d’istituto) sono noti a tutti e da tutti non solo contestati ma sonoramente bocciati.

Ci si augura che in Commissione Cultura queste storture possano essere radicalmente cambiate.

Io vorrei soffermarmi su un punto che il DDL non contempla affatto, vale a dire la soluzione della vergognosa vicenda nota come “Quota 96”, cioè il riconoscimento del madornale ‘errore burocratico’ contenuto nella riforma Fornero (riconosciuto come tale dalla stessa ex ministra e dal Parlamento lo scorso 25 luglio, ma reiterato, dopo soli 5 giorni, nel passaggio al Senato), per domandare: SE NON ORA, QUANDO?

Quando questa stortura merita di essere presa seriamente in considerazione e risolta?

Quando e, soprattutto dove, rientra nella ratio di quale provvedimento?

A me, a noi, circa tremila docenti/ata, ancora impigliati nelle strette maglie della famigerata riforma, sembra che il provvedimento più consono sia questo. Allora perché non ve ne è menzione?

Il premier, dopo lo stralcio al Senato dal DL Madia, annunciò “a fine agosto, Quota 96 sarà risolta nel decreto scuola”. Si trattò solo di un annuncio per calmare le ire dei docenti/ata gabbati ancora una volta?

A questo gioco al massacro che dura da oltre tre anni noi non ci stiamo più.

Siamo lavoratori ultrasessantenni con oltre quarant’anni di servizio; abbiamo una salute precaria, che peraltro, nonostante la L.81/2008, non viene assolutamente tutelata (nonostante i continui moniti del Dott. Vittorio Lodolo D’Oria, in tal senso); abbiamo subito, quasi al traguardo della pensione, un’atroce ingiustizia: ora vogliamo passare il testimone, lasciare il nostro posto ad altrettanti giovani e motivati precari, e questo è il treno giusto, l’ultima corsa, l’ultima possibilità per noi di uscire e per voi per rimediare.

Ripeto, SE NON ORA, QUANDO?

Questo è un accorato appello che rivolgo, a nome dei colleghi che hanno aderito al COMITATO CIVICO “QUOTA 96”, a voi tutti, membri della 7^ commissione che in questi anni più volte vi siete espressi a favore di una soluzione, una soluzione però che il governo non ha mai voluto ma che va trovata e sostenuta con forza, perché, ricordiamolo, non si chiede una deroga alla riforma Fornero ma la correzione di uno svarione in essa contenuto. L’appello è rivolto alla Commissione intera ma in particolare a chi ci ha sempre sostenuto con passione, forza e dedizione totale, indipendentemente dal colore politico, perché questa battaglia, assolutamente trasversale, è riuscita a calamitare, in Parlamento e fuori, un consenso unanime. Mi rivolgo in particolare a Manuela Ghizzoni, la prima e più tenace supporter di Quota96, Maria Marzana, Annalisa Pannarale, Simona Malpezzi , Luigi Gallo, Maria Coscia, Mara Carocci, sempre presenti ai nostri presidi, alle nostra manifestazioni, appassionate e determinate in Parlamento e in ogni azione che riportasse attenzione e visibilità al problema.

Riecheggiano nelle mie orecchie le parole pronunciate da molte di voi il 23 marzo scorso a Piazza del Pantheon “noi ce la metteremo tutta, crediamo nella giustezza della causa, ci batteremo sino in fondo, non lasceremo che sia il governo a decidere, altrimenti NOI, COSA CI STIAMO A FARE?

Rilancio la domanda, a voi tutti, membri della commissione cultura, SE NON ORA, QUANDO? ALTRIMENTI, VOI, COSA CI STATE A FARE?

Non consentite che il vostro lavoro di questi anni venga cancellato con un colpo di spugna, aiutateci a ritrovare fiducia nelle istituzioni, nella giustizia, nella politica.

Non si può riformare niente sopra le ceneri delle ingiustizie: PRIMA si rimuovono/sanano le ingiustizie; POI si procede a costruire il nuovo.

Confidando in un riscontro positivo, vi auguro di lavorare al meglio per consegnarci finalmente una #buonascuola.

Cordialmente,

Agnese Chiara Farigu

Docente ex Q96, ormai Q103

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