Questa mattina tutte le migliaia di docenti e il personale della scuola, ai quali, una legge incostituzionale e scelleratamente ingiusta, ha impedito di fruire del loro sacrosanto diritto di andare in pensione, avrebbero dovuto fare come il Marchese del Grillo.
Avrebbero dovuto pagare ogni curato di ogni più piccola chiesa romana affinché “facesse sonà a morto tutte le campane de Roma”. Perché oggi, come rispose il Marchese del Grillo a papa Pio VII: “è morta la giustizia”.
Sì, perché nello stesso momento in cui il giudice del lavoro del Tribunale di Salerno, Ippolita Laudati, ha riconosciuto il diritto al pensionamento di 42 docenti salernitani in Quota 96, si è ufficialmente decretato che la giustizia NON è uguale per tutti.
Oppure in pochi hanno il coraggio di affermare che a una ingiustizia va posto rimedio o con una legge o con una sacrosanta sentenza.
E sono proprio quelle giuste sentenze, che lo stesso Giudice di Salerno richiama, alle quali ci appelliamo e per le quali chiediamo giustizia.
Sentenze bloccate da decisioni successive di incompetenza, perché ci hanno detto che il Giudice del Lavoro non era competente e che dovevamo rivolgerci altrove: “alla Corte dei Conti”.
Oggi un Giudice ha affermato questo diritto che deve valere per tutti e non per pochi.
Sarà ben vero: quot capita tot sententiae.
Ma come avvocato e ancora più come cittadino di un Paese che ha dolororosamente perso il sacro riferimento all’imparzialità del giudizio e all’uguaglianza costituzionale di ogni individuo davanti alla legge, vacillo di fronte a questa sentenza.
E mi chiedo: cui prodest?
Cosa c’è che a noi comuni mortali non è dato di sapere?
Perché 42 persone che si trovano nella stessa, speculare situazione economica, giuridica, fiscale, professionale nonché umana, di altre migliaia, sono state messe in condizione di godere di quel diritto che agli altri è stato insistentemente e forzatamente negato?
Perché per loro si è potuto derogare alla cogenza della legge Fornero e per tutte le altre migliaia di lavoratori?
Perché il Ministero ha ravvisato l’opinabile opportunità di essere contumace in questo giudizio?
Ha deciso di non assumere alcuna difesa, così come è avvenuto in un altro processo presso il Tribunale di Roma grazie al quale due insegnanti godono oramai da due anni della meritata pensione grazie al raggiungimento della c.d. “Quota 96”.
Cui prodest?
Credo che tutto il persona della scuola, vessato, umiliato, danneggiato, leso nei propri diritti e nelle vite personali e familiari, da una legge ottusa che non è stata in grado di discernere, biblicamente, “la biada dal loglio “, abbia il diritto di sapere chi e cosa ha fatto sì che a queste 42 persone ora e altre 2 persone prima, sia stato deciso di omaggiare un percorso preferenziale che decreta un diritto ad altri negato.
Cui prodest?
Avvocato Domenico Naso
Prof.ssa kiara Farigu del CCQ96