E gli animi sono esacerbati perché al danno si è aggiunta la beffa: “Dopo la drammatica decisione che ci ha colpito alle spalle, dopo il tempo necessario per saturare la ferita sanguinante, è ora di ripresentarci al fronte, più determinati e arrabbiati di prima!” Inutile sarebbe rincorrere i giornali e le varie trasmissioni che con le loro superficialità, imprecisioni e generalizzazioni: altro non farebbero che alimentare disperazione e sconforto. Solo ieri abbiamo rinunciato a una decina di interviste con la stampa nazionale: chi soffre a tal punto, vede solo corvi neri che si aggirano sul luogo della disgrazia. La salute ci serve e occorre gestirla con saggezza per poter continuare la lotta e il lavoro”.
Nell’amarezza esiste un solo imperativo, restare uniti: “Dopo una sconfitta, è facile disperdersi e gettare al vento i duri sforzi di alcuni mesi: restiamo uniti, partecipiamo, progettiamo e operiamo!”
L’adesione sarà globale e la partecipazione massiccia: “Andando sul concreto, per prima cosa si sta organizzando, insieme ai Cobas, unico sindacato che ha partecipato attivamente, una grande manifestazione a Roma: qui dovremmo esserci tutti, ma proprio tutti. Cercheremo di coinvolgere altre componenti come la nutrita schiera dei precari, ormai al nostro fianco. Ci sono certamente tante altre iniziative da prendere e quindi ognuno di noi è autorizzato a proporre”.
I Quota 96 aspirano a diventare il paradigma nazionale della riscossa contro le ingiustizie: “Coraggio e solidarietà: diamo un esempio a questa nazione ormai a pezzi, riprendiamoci la formazione delle nuove generazioni, indicando la strada dell’onestà, del sacrificio, come siamo abituati in 40 anni e più di dedizione al bene comune. A dispetto dei politici e dei ragionieri di turno, siamo un vero esempio concreto e contemporaneo!”
E Kiara Farigu, uno dei leader del movimento, in un’intervista al quotidiano Huffington Post dichiara: “In piazza saremo 10mila quattromila tra docenti e personale amministrativo in attesa della pensione e sei mila saranno i precari che aspettano un posto di lavoro. Andremo in piazza tutti insieme. La nostra è una protesta trasversale e generazionale. Ci stiamo organizzando con gli altri comitati e attraverso Facebook per denunciare questa vergogna. I giovani sono con noi perché sono direttamente interessati. Qui si parla di staffetta generazionale”.
E conclude: “È vergognoso che dopo due anni di lotta dobbiamo sacrificarci così per dei giochetti che stanno facendo loro. Sono ripicche politiche e poi ci sono questi diktat della Ragioneria di Stato che non hanno motivo di esistere dal momento che l’emendamento era stato concordato anche con loro. Com’è possibile che adesso i soldi per le coperture non ci sono più?”.
Già, viene proprio da chiederselo. I soldi per la copertura ci sono o non ci sono? E se non ci sono, come potranno esserci in un immediato futuro? A meno che al Governo non siano bravi con i miracoli.
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