All’indomani dell’ennesima opposizione da parte della Ragioneria Generale dello Stato ad individuare le coperture finanziarie per permettere a 4mila lavoratori della scuola, i cosiddetti “Quota 96”, di liberarsi dalla trappola della riforma Fornero, Anief torna a chiedere pubblicamente al Governo di applicare per loro la clausola sulla riforma delle pensioni. Non si tratta di una concessione: la scuola, infatti, ha da sempre costituito un’eccezione nel panorama del comparto pubblico, spostando al 31 agosto dell’anno successivo le scadenze che per gli altri settori statali sono fissate al 31 dicembre. E queste unità di personale hanno iniziato l’anno scolastico 2011/12 presentando regolare domanda di pensionamento, salvo rimare “incastrati” a seguito dell’approvazione dell’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla Legge 22 dicembre 2011, n. 214.
“Sulla ‘dimenticanza’ del legislatore si sono detti tutti d’accordo, anche i parlamentari delle commissioni Cultura di entrambi i rami del Parlamento – ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ma poi alla resa dei conti le norme speciali, come quella che esiste per i lavoratori della scuola, vengono sistematicamente schiacciate dalle esigenze ragionieristiche dello Stato”.
Tra l’altro, c’è da ricordare alla stessa Ragioneria statale che nella scuola il personale a fine della carriera viene sostituito da neo-assunti la cui retribuzione è decisamente inferiore. Pertanto, sarebbero proprio gli stipendi inferiori, in media del 30%, a coprire in larga misura i maggiori esborsi dovuti al pagamento delle pensioni del personale collocato in pensione con i requisiti pre-Fornero.
Deve essere chiaro, inoltre, che la deroga da adottare per coloro che raggiungono la fatidica quota 96 (sommando età anagrafica e anni di contributi previdenziali) al 31 dicembre 2012, permetterebbe ai circa 4mila dipendenti coinvolti di poter semplicemente esercitare un loro diritto. Solo nella scuola, dove anche un bambino capirebbe i motivi per cui i conteggi vanno fatti per anno scolastico e non solare, è accaduto che il personale abbia iniziato a lavorare a settembre sicuro di andare in pensione per poi apprendere che le norme erano cambiate in itinere. Cambiate, però, violando diversi articoli costituzionali, nonché l’art. 6 della Cedu.
“In questo contesto – continua Pacifico – non ci sono ragioni, nemmeno finanziarie, che possano giustificare il no della Ragioneria dello Stato. I 400 milioni di euro necessari vanno trovati. Altrimenti, saranno ancora una volta gli eventi giudiziari a condurre le cose sul binario giusto. Con le Corti dei Conti, cui il sindacato ha presentato i contenziosi dei ricorrenti della scuola, che libereranno i ‘Quota96’ e condanneranno lo Stato a pagamenti cospicui dovuti anche al danno esistenziale procurato a 4mila suoi dipendenti”.