Le università telematiche, varate nel 2003, sembra abbiano preso a fare incetta di iscrizioni, se è vero, come dice il Sole 24 Ore, che gli studenti sono passati da 29mila del 2009/2010 a 42mila del 2010/2011, il 41% in più.
Un autentico boom dovuto alla volontà di ottener un titolo accademico mentre si è ancora al lavoro e magari per fregiarsi in età avanzata di una laurea sognata per anni, ma mai conseguita per una serie di difficoltà, come l’impossibilità di frequentare un ateneo.
In primo piano, secondo il giornale della Confindustria, gli accordi siglati da parte delle 11 università online con aziende e anche con enti pubblici, che avrebbero finora raggiunto un numero complessivo di 176, e che addirittura pagano parte delle rette per agevolare i loro dipendenti a frequentare i corsi online che così diventano più accessibili e offerti a pacchetti sempre più economici.
“Ad esempio, è anche grazie alle convenzioni con la Telecom e con la Scuola superiore della Pa, che la Uninettuno è passata dai 3.365 iscritti del 2009-2010 ai 6.719 del 2010-2011 (+99%). Mentre ha ben 59 intese segnalate sul proprio sito la Unisu (o Unicusano), cresciuta in un anno da 5.666 a 8.610 iscritti (+46%): rette agevolate sono previste per i dipendenti del Comune di Roma, Polizia di Stato e Carabinieri, ma anche per quelli del Centro d’ascolto Madonna del Rosario e persino per i pensionati del Cral dell’Inps.”
L’attività lavorativa fra l’altro è riconosciuta come credito e ciò consente a questi iscritti-lavoratori di abbreviare il percorso e conseguire il titolo in tempi rapidi, e che poi magari possono spendere in stretta concorrenza con chi invece ha seguito corsi regolari e senza nessun abbuono. In altre parole lo slogan pubblicitario: “laureare l’esperienza” ha piena applicazione perché vengono riconosciuti crediti formativi praticamente per tutto.
Secondo il Miur nel 2005-06 ne beneficiava il 93% degli studenti: un’enormità. Come non sospettare che i crediti siano una bella scorciatoia per titoli accademici facili? L’allora ministro, Fabio Mussi, nel 2007 diede una stretta: ma ancora nel 2008 (ultimi dati Miur) in alcune realtà i laureati precoci erano numerosi: 33% alla Uninettuno e ben 69% alla Unisu.
Tuttavia restano, proprio a causa di tanta attrazione, alcuni dubbi individuati da Luigi Biggeri, ultimo presidente del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario: «Il sistema degli atenei online permette la formazione universitaria anche a chi non può o non vuole frequentare, ma è abbandonato senza controlli sulla qualità dei servizi erogati, anche se in alcuni casi la qualità è buona».
E allarmi in tal senso ne erano venuti a partire dal 2010 con un dossier dove era stata messa in evidenza la scorsa valutazione sugli effettivi servizi erogati, mentre molte erano le realtà dove scarseggiavano docenti di ruolo, risorse finanziarie e ricerca, tanto che l’Ordine degli ingegneri le aveva bocciate per timore appunto che uscissero professionisti tali solo sulla carta.
E infatti, l’Università E-Campus, evoluzione del Cepu, scrive sempre il Sole, “nel 2011 per le sue 5 facoltà poteva contare solo su 4 professori straordinari a tempo determinato e 52 ricercatori a tempo determinato. Più strutturata la Marconi di Roma che per i suoi 30 corsi dispone di 16 docenti di ruolo, mentre sono tanti i docenti che non accettano di insegnarvi, nonostante alcune di esse abbiano nel proprio organico nomi illustri.