Raddoppiano su Twitter le assunzioni nella scuola…
Grande fermento ha suscitato ieri l’annuncio dell’avvenuta autorizzazione, da parte del Consiglio dei Ministri, di 33.910 assunzioni nella scuola. Annuncio diffuso, come ormai consuetudine generale, da un tweet che riportava in dettaglio la suddivisione delle nomine tra le diverse figure professionali. Tanto è bastato perché più d’uno, da singoli interessati ad autorevoli agenzie di informazione, ci chiedesse lumi su questa seconda tornata di assunzioni, dopo quella avviata e già conclusa nelle settimane scorse. Peccato che si trattasse della stessa cosa: come da sempre accade, alle assunzioni si procede non appena si ha certezza dell’indispensabile copertura di spesa, salvo veder concluso l’iter formale di autorizzazione in tempi successivi, talvolta anche qualche mese dopo che le nomine sono state fatte.
Da qui un possibile equivoco, già verificatosi altre volte, che dunque non farebbe notizia se non fosse che a suscitarlo, stavolta, è stato nientemeno che il Ministero dell’Istruzione. Risulta lanciato dall’account @MiurSocial, infatti, il tweet di cui stiamo parlando: in data 10 settembre, come si può facilmente verificare, chiuso dall’hastag #labuonascuola e dall’indirizzo @SteGiannini che crediamo di poter in qualche modo ricollegare alle generalità della Ministra in carica.
Ora, delle due l’una: o chi ha lanciato il tweet ignorava che stava parlando delle assunzioni già avvenute e ha ceduto alla smania di diffondere un cinguettio festoso. La cosa ci preoccuperebbe, perché tale ignoranza non sarebbe ammissibile nelle stanze di viale Trastevere. Oppure ne era perfettamente al corrente e ha giocato volutamente sull’equivoco per far guadagnare al governo un facile, ancorchè immotivato, applauso. E questo sarebbe ancora peggio dell’ignoranza.
Dare lavoro, coi tempi che corrono, è certamente azione meritoria, anche se in questo caso si tratta di un merito lasciato in eredità da governi e ministri precedenti, nei cui piani di assunzioni rientrano le nomine fatte quest’anno. Ma andrebbe evitato con cura, proprio per la delicatezza e la drammaticità della questione lavoro, il rischio di prendere in giro il prossimo con maldestri illusionismi cui giustamente e prontamente la rete ha risposto ricorrendo alla nota metafora dei carri armati di Mussolini.