L’emittente della Santa Sede ricorda che già la Fondazione Agnelli nel 2011 calcolava che più del 14% degli insegnanti va incontro alla probabilità di cambiare scuola.
Stime, inoltre, che fanno emergere come sarebbero circa 200 mila gli insegnanti che ogni anno cambiano cattedra. I precari sono 167 mila, 62 mila i trasferimenti registrati al 1° settembre 2013.
”L’Ocse, da almeno 15 anni – sottolinea ancora la radio del vaticano – sostiene che uno dei pilastri dell’efficacia dell’insegnamento è la stabilità del corpo docente, sia a livello di singolo gruppo degli alunni, sia a livello di istituzione scolastica. Questo che dovrebbe essere un obbiettivo di qualità del nostro sistema, è, di fatto, ignorato.
Paradossalmente l’immissione in ruolo mette in moto tutta la gamma delle opportunità contrattuali per cambiare posto; cioè, l’insegnante ha sette possibilità di cambiare posto per interessi personali, legittimi, evidentemente”.
I sindacati, si legge nello speciale, parlano di un’istruzione ‘a spezzatino’, disomogenea tra Nord e Sud e tra città e campagne. Secondo il coordinatore nazionale del Gilda, Rino Di Meglio, intervistato dalla radio, ”bisognerebbe che chi governa tenesse in maggior conto l’interesse primario dei bambini ad aver un insegnante stabile che resti almeno per tutti il ciclo didattico”.
Per quanto riguarda la responsabilità di dirigenti scolastici nella formazione delle classi e nella discontinuità didattica, per Di Meglio, ”i dirigenti scolastici hanno una responsabilità limitata: se si eccettua qualche caso di scarsa esperienza, di errori, direi che loro sono con le spalle al muro perché il sistema è complicato”.
Inoltre, a proposito dei 69 mila insegnati che entreranno nei prossimi tre anni con il decreto del ministro Carrozza, Di Meglio ha spiegato che ”eccetto quelli che poi verranno nominati per il sostegno, che sono le uniche vere stabilizzazioni, per il resto si tratta semplicemente di turnover. Quindi inciderà minimamente sulla questione del precariato, che resterà endemico. La spesa ridicola, prevista dal Decreto per la stabilizzazione – 105 milioni – dimostra che il governo con un po’ più di coraggio avrebbe potuto non dico risolvere, ma avviare finalmente verso la soluzione del sistema del precariato. Se avessero speso 200 milioni, ne avrebbero stabilizzati 130 mila. In questo modo – conclude il sindacalista – si sarebbe limitato di molto il fenomeno del precariato e della discontinuità didattica”.
Per Gianni Nicolì, responsabili dell’ufficio scuola e università dell’Age (Associazione italiana genitori), ”la scuola italiana soffre di problemi cronici e di problemi nuovi. La continuità didattica è collegata alle nomine che vengono fatte in primavera. Però, per la questione delle graduatorie molte di queste poi vanno ristabilizzate all’inizio di ogni anno scolastico. Questo crea agli alunni, alle famiglie e alle scuole stesse un disagio organizzativo di cui si risente. Negli ultimi anni si è cercato di limitare questo danno, ma ci deve essere ancora uno sforzo significativo da parte del ministero e dei sindacati per consentire alle famiglie un avvio normale e corretto dell’anno scolastico”.
Un ruolo importante, per Nicolì, lo svolgono anche i genitori che ”non sono clienti della scuola, ma componente scolastica; questo lo sappiamo fin dal 1974. Noi dell’Age siamo fortemente impegnati perchè il genitore si assuma nella scuola i suoi diritti e i suoi doveri. Per cui i genitori devono essere bene accolti nella scuola, collocati nel loro ambito, non possono ovviamente sostituire il lavoro dei docenti , devono poter dare il loro contribuito e quindi ci devono essere nel mondo giusto”
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