C’è grande sgomento per la morte di Sara Campanella, la giovane di 22 anni accoltellata barbaramente per strada Messina e morta, poi, in ospedale. Ad essere fermato, come riporta Ansa, nella notte, è stato un ragazzo, probabilmente un suo compagno di università.
Decine di testimoni, come riporta Il Corriere della Sera, l’hanno vista discutere con un coetaneo che le ha poi tagliato la gola con una coltellata: un solo profondo fendente che non le ha dato scampo. Chi la conosceva racconta di una relazione con un giovane che la vittima aveva deciso di interrompere: probabilmente il suo assassino.
Insomma, lo schema è, purtroppo, molto comune: tornano alla mente i casi di Lorena Quaranta, Giulia Tramontano, Giulia Cecchettin, e altre centinaia di donne ogni anno. In molti credono sia arrivato il momento di un forte cambiamento culturale che passi dalla scuola.
Ecco, ad esempio, le parole della senatrice di Fratelli d’Italia Ella Bucalo, membro della commissione cultura e istruzione del Senato e responsabile della scuola di Fratelli d’Italia: “Non si può morire a ventun anni. Non così. Sara Campanella stava uscendo dal Policlinico di Messina dove studiava quando è stata accoltellata. Strappata alla vita mentre cercava di realizzare il suo sogno. È ora di dire basta! È ora di agire per fermare la strage! Oggi l’Italia intera piange una vittima innocente, un’altra morte assurda. Una strage silenziosa che non conosce sosta. Dibattere, interrogarsi oggi non basta più. Bisogna intervenire. E bisogna farlo tempestivamente e alla radice del problema, abituando fin dall’età scolare i nostri ragazzi a gestire le loro emozioni, a fronteggiare il dolore, a trasformare positivamente la frustrazione causata dalla perdita o dal senso di sconfitta. La scuola deve tornare ad essere fucina di coscienze, luogo in cui il ragazzo impara non solo nozioni, ma anche e soprattutto a comprendere e gestire i propri sentimenti. Alla famiglia di Sara la mia personale vicinanza”.
Lo scorso martedì 25 febbraio, dalle ore 11.00 alle ore 12.00, si è tenuta la quinta lezione di Educazione Civica in diretta organizzata dalla Tecnica della Scuola. Lezione dedicata proprio al tema della violenza di genere che si manifesta – come le cronache evidenziano – sempre più spesso anche tra le aule e nelle scuole.
Presente alla diretta Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, che porta il nome di sua figlia, la 22enne uccisa per mano del proprio fidanzato nel novembre 2023. La Fondazione, come abbiamo avuto modo di scrivere, ha l’obiettivo di combattere la violenza di genere, anche e soprattutto partendo dalla scuola.
Assieme a lui è stata presente in studio la sociologa Graziella Priulla, grande esperta delle tematiche connesse alla violenza di genere e che nella sua carriera di docente universitaria a Catania ha approfondito con ricerche e saggi proprio il tema della differenza di genere unito e del ruolo del linguaggio nella violenza e nel sessismo.
Ecco le parole di Gino Cecchettin ai nostri microfoni: “Da questa vicenda ho imparato che il tempo è prezioso, perché diamo tutto per scontato e viviamo con il pilota automatico. Un’altra lezione che ho imparato è focalizzarci sulle cose importanti. Sono riuscito a conservare la razionalità per far fronte a questa situazione. Sapevo che la rabbia e la vendetta mi avrebbero fatto del male e non mi avrebbero reso forte per i miei figli. Sapevo che la rabbia non mi avrebbe fatto andare avanti. Mi è venuta in soccorso Giulia, mi sono concentrato su una sua foto e mi è venuto un sorriso. Ho capito subito dov’era la strategia: cercare di focalizzarmi su qualcosa di bello, ho capito che l’amore è la soluzione a tutto, ho visto affievolirsi gli altri sentimenti, come il rancore, per evitare che un altro padre possa vivere il dolore che ho vissuto io”.
Ecco le risposte di Cecchettin agli studenti: “Non possiamo recriminare cosa è stato o non è stato fatto in passato. La vera domanda è cosa possiamo fare oggi. Unitevi a noi, alle associazioni contro la violenza di genere, e chiedetevi cosa potete fare, fare dibattiti, convincete un compagno di classe che parla di proprietà nei confronti di chi dovrebbe amare, per combattere gli stereotipi che ancora oggi esistono, tutte quelle espressioni che screditano la donna. Come Fondazione abbiamo creato un comitato giovanile”.
“Da genitore dico che c’è bisogno di più dialogo tra genitori e figli. Quando non c’è dovreste essere voi studenti a chiederlo. Non c’è tempo, non c’è coscienza. Da genitore posso consigliare di non dare tutto per scontato. Dovreste imparare a vivere dei no. Se non sono i vostri genitori a farlo perché spianano la strada a tutto provate voi a cercare una sfida e uscire dalla confort zone per capire che la vita non è solo una discesa. Parlate, parlate di più e cercate il dialogo”.
“Una lezione che ho imparato da mia figlia Elena è che la cultura patriarcale fa continuare le violenze, si basa su comportamenti che giustificano le violenze. Esistono ancora stereotipi di genere, che vedono l’uomo aggressivo e dominante mentre la donna deve dedicarsi a percorsi di studio, ad esempio, dedicati alla cura. Questo fa sì che la violenza continui”.
“Giulia ha cercato le sue doti e i suoi valori e ha sempre fatto vedere quello che è, senza maschera. Questo è il modo con cui si dovrebbe vivere. Siate voi stessi come lo era Giulia e prima o poi troverete qualcuno che vi apprezzerà per quello che siete”.
“La Fondazione si ispira al modello di vita di Giulia, cercando di trarre una lezione per noi. Abbiamo voluto creare valore come faceva lei, ci siamo dedicati all’istruzione, alla formazione, cercando di creare un nuovo modello di società in cui vivere cercando di sovrapporre il valore dell’altruismo e dell’impegno sociale, cercando di fare cultura. Abbiamo creato un comitato scientifico che sta per creare una proposta valoriale che porteremo nelle scuole d’Italia, anche grazie al Protocollo che abbiamo firmato del Ministero dell’Istruzione e del Merito, per formare i formatori, i docenti e gli studenti stessi. Poi aiuteremo altre associazioni e cercheremo di aiutare le alunne che vogliono iscriversi a corsi di laurea Stem. Anche negli insegnanti ci sono, radicati, dei retaggi per cui le donne devono fare facoltà umanistiche, atte ad aiutare il prossimo. Le attitudini dello studente sono prioritarie, non deve esserci un percorso stabilito”.
“Non tollerate forme di restrizione della libertà. Chiedetevi qual è la vostra idea di amore e partite da questo. Io non ho cercato giustizia, ho fiducia nelle istituzioni. Preferisco creare valore, cerchiamo di modificare quello che non va piuttosto che arrivare troppo tardi. Cerchiamo di migliorare il mondo piuttosto che renderlo più pesante”.
La Carta Docenti deve essere riconosciuta anche ai docenti precari. Numerose sentenze dei Giudici del…
Una storia singolare: un bambino di una scuola del trevigiano ha fatto partire, dalla propria…
Perché i docenti che vogliono accompagnare gli studenti nei viaggi di istruzione sono sempre meno?…
Il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara oggi, 7 aprile, è intervenuto a Monza,…
Il nostro viaggio inizia allo sbarco a Messina. Prima tappa è il CAPO FARO: sguardo…
Il 26 marzo 2025 si è svolto a Montegrotto Terme (Padova) l’87° Convegno Nazionale di…