La vicenda cha visto coinvolta Nina Rosa Sorrentino, studentessa al Sabin di Bologna con la sindrome di Down costretta ritirarsi da scuola perché non le sarebbe stato permesso di accedere all’esame di Stato. Dopo il caos mediatico, tre scuole del capoluogo emiliano si sono candidate ad accoglierla e le permetteranno di avere la possibilità di diplomarsi.
In breve, dopo la richiesta della famiglia di Nina Rosa di cambiare il Pei, (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati (che alla fine del quinquennio fa ottenere solo un attestato di competenze) a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità, la scuola avrebbe alzato un muro, nonostante il parere favorevole della neuropsichiatra infantile del gruppo di lavoro.
Questo è stato il motivo che ha spinto i genitori della studentessa a ritirarla da scuola tre mesi prima della maturità per aggrapparsi alla possibilità di riprovarci l’anno seguente.
La ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, ha parlato della vicenda di Nina Rosa alla Camera ieri, mercoledì 22 marzo, durante il question time: “C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità”.
“Il futuro di nostra figlia ora è in sospeso, ma per lei vogliamo puntare al massimo delle sue possibilità. È un suo diritto”, hanno detto i genitori a Fanpage.it, criticando la scuola secondo cui la maturità per Nina sarebbe stata troppo “stressante”.
“Il perché è quello che ci tormenta. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci. Cercheremo un’altra scuola da settembre disposta a sostenere nostra figlia in una programmazione personalizzata verso l’esame di Maturità. Per noi è importante che su queste tematiche si faccia un passo avanti, non solo per Nina, ma per tutta la società”.
“Abbiamo anche proposto che venisse bocciata – ha detto il padre, come riporta La Repubblica – in modo che Nina avesse un anno in più per prepararsi e la beffa è stata che ci è stato detto che le linee guide della scuola sono contrarie alla bocciatura di ragazzi certificati. Peccato che se Nina non fosse stata ritirata da scuola entro il 15 marzo, a fine anno avrebbe ricevuto l’attestato di competenze e per cimentarsi nell’esame di Maturità avrebbe dovuto ricominciare daccapo, a settembre, dalla prima superiore. Perdendone cinque di anni”.
La notizia sta facendo discutere. A commentarla è stata anche Paola Frassinetti, Sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, che ha detto: “Sulla studentessa con la sindrome di Down alla quale è stata negata la possibilità di sostenere l’esame di maturità, e pertanto costretta a ritirarsi dal Liceo a cui era iscritta, non è certo l’esempio della scuola dell’inclusione alla quale ci ispiriamo. Portare una studentessa con disabilità a cambiare scuola è un episodio grave. La scuola deve utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per permettere ai ragazzi diversamente abili di poter realizzare il proprio percorso scolastico, nonché di poter crescere e formarsi, affrontando le prove che la vita ci pone davanti” queste le sue parole.
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