Un’amica della ragazza di quindici anni trovata morta Piazza Armerina, in provincia di Enna, ad inizio novembre, in quello che pare essere proprio un suicidio, forse dovuto ad un brutto episodio di revenge porn, ha parlato ai microfoni de La Repubblica.
“Amava la libertà e per qualcuno è diventata una colpa. In tanti non l’hanno capita e invece, adesso, questo paese avrebbe disperatamente bisogno delle sue parole”, ha detto, prima di mostrare le parole scritte dalla povera ragazza in un tema di italiano, venti giorni prima di morire.
“Le sue riflessioni restano più forti e più belle – dice l’amica – e ora tutti dovrebbero conoscerle. Le sue parole restano scolpite in questa collina della scuola che guarda tutto il paese”.
La professoressa aveva invitato a riflettere su una frase del filosofo Norberto Bobbio. “Oggi, quelle parole sull’importanza della cultura della diversità suonano come un messaggio fortissimo, contro la cultura patriarcale che ancora oggi domina”, ha aggiunto l’amica.
“Avere un discorso con una persona diversa da me è interessante proprio perché sappiamo che ha una formazione differente. Dunque — ragionava la ragazza a partire da quella frase di Bobbio — cultura non è riflettere, pensare prima di agire, basarsi sugli stereotipi, bensì superarli, superare e riconoscere”.
“Io un anno fa non avevo cultura — aveva scritto in un altro passaggio — perché ero molto più impulsiva di ora, non ragionavo a lungo su qualcosa prima di dirla o di farla. Può essere che il mio modo di pensare sia sbagliato ma non siamo noi sbagliati. Andare oltre i limiti imposti, raggiungere quello che può apparire impossibile, solo dopo averlo superato si può dire di avere acquisito cultura, perché hai imparato qualcosa che non ti era stato fornito. La società odierna ci impone innumerevoli limiti”.
“Un professore ha provato a parlarle per circa un’ora – ha raccontato la dirigente scolastica – ma lei non riusciva a parlare. Ha detto soltanto che era una questione di cuore”.
“A scuola l’hanno umiliata e fatta sentire una nullità che in 40 minuti si è tolta la vita”, questo il grido di dolore della madre. Ed ecco la ricostruzione di quel tragico giorno. La signora andò a prendere prima la figlia da scuola perché la ragazzina le aveva telefonato dicendo che non si sentiva bene. In auto poi aveva appreso del litigio con le compagne.
“Mi ero accorta che aveva pianto. Quel giorno mi aveva detto che aveva avuto dei diverbi con le compagne di scuola. L’hanno umiliata a tal punto che in 40 minuti mia figlia si è tolta la vita. L’hanno fatta sentire una nullità, lei non ha sopportato la vergogna e l’umiliazione”, ha aggiunto. Era “successa una cosa brutta”, ha raccontato la donna, ma poi era arrivato il padre a casa così il discorso è stato rimandato.
“Poi abbiamo scherzato e fatto battute e lei ha sorriso e per questo l’ho lasciata sola e siamo usciti ma se avessi saputo come stava sarei rimasta con lei”, spiega, precisando che si è poi assentata da casa una quarantina di minuti. “Al ritorno la sua stanza era tutta in disordine e l’abbiamo cercata nel giardino”. Lì la tragica scoperta.
Nel corso del collegamento con la trasmissione la donna ha raccontato che una ragazzina l’aveva presa di mira, accusandola di aver fatto qualcosa con un ragazzo. Accuse false per la signora, che esorta a chi avesse maggiori dettagli sulla situazione a farsi avanti. “Voglio giustizia”, ha dichiarato.
La signora, intervenuta ai microfoni di Mattino 4 su Rete4, come riporta Il Corriere della Sera, crede che anche la scuola abbia una grossa responsabilità per la morte della ragazza: “In questa cosa c’entrano anche gli adulti. C’è una rete di complici. Tutti stanno coprendo. E nessuno a me ha detto nulla. Se qualcuno, il preside, il bidello, un docente mi avesse detto che mia figlia era stata minacciata di morte, io non l’avrei lasciata sola. La scuola ha tanta colpa nella morte di mia figlia”.
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