Attualità

Ragazzi armati e violenti: servirà la riforma del voto di condotta? Basteranno più scuola e più docenti?

Di fronte all’ennesimo episodio di violenza possiamo solo dire: “Adesso basta, non se può più”.

L’ultimo caso riguarda un ragazzo di 17 anni che ha sparato un colpo in fronte ad un altro ragazzo che era con lui (le cronache parlano di “un gioco finito in tragedia” perché sembra che il diciassettenne non volesse neppure premere il grilletto, tanto è vero che per il momento l’imputazione è quella di “omicidio colposo”).
Resta il fatto che negli ultimi giorni, a Napoli, tre ragazzi sono morti per essere stati colpiti da un arma da fuoco.
A Scampia, sempre in questi giorni, un ragazzino sedicenne è stato denunciato perché portava un coltello a serramanico nello zainetto di scuola.

Di fronte ad una situazione obiettivamente drammatica e forse ormai persino fuori controllo, i commenti sono un po’ sempre gli stessi, a partire da chi auspica “più scuola” e “più insegnanti”.
Non si segnalano invece commenti specifici del Ministro Valditara che però continua a rimanere fermo su alcuni slogan ormai collaudati: “abbiamo approvato la riforma del voto di condotta”, “le scuole stanno iniziando a progettare i nuovi percorsi di educazione civica”, “vieteremo gli smartphone ai ragazzi con meno di 15 anni”.
Il fatto è che, per il momento, ci sono solo gli slogan ma non c’è nulla di concreto perché la stessa riforma del voto di condotta potrebbe entrare in funzione a partire dal 2025/26.
Quanto all’educazione civica, abbiamo più volte scritto che, per comportarsi da “buoni” cittadini, non basta assolutamente conoscere il funzionamento delle istituzioni o le leggi dello Stato.

Ed è, a nostro parere, un po’ ingenuo pensare che con “più scuola” si possano combattere comportamenti che hanno radici familiari e sociali molto profonde.
Si può pensare che basti “più scuola” per evitare che ragazzini di 16-17 anni portino nello zainetto coltelli a serramanico o armi (acquistate spesso nel mercato illegale)?
E’ del tutto evidente che la scuola può e deve fare la propria parte, ma non illudiamoci che questo possa servire a cambiare le cose.
In molte aree del territorio nazionale i problemi sono legati anche e soprattutto alla mancanza di opportunità di lavoro e ad un degrado sociale che sembra quasi inarrestabile.

Difficile dire cosa si debba fare per affrontare una situazione così difficile.
Certamente, però, l’ultima cosa da fare è quella di riversare sulla scuola e sugli insegnanti richieste e aspettative molto nobili ma poco o per nulla praticabili. Almeno così noi pensiamo.
A chi invece pensa che con un po’ di educazione civica, con qualche 6 di condotta e con il riassunto di due pagine di Calamandrei o di La Pira si possano combattere gli zainetti con coltelli e pistole facciamo i migliori auguri.

Reginaldo Palermo

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