“Bisogna smetterla con questa mania delle diagnosi, delle etichette, con i media che hanno gioco facile a rilanciare queste idee, per cui se un bambino non sta fermo è subito un superattivo, oppure quello che ha atteggiamenti di chiusura è un psicotico. E oggi i bulli. Non bisogna fare diagnosi, ma osservare il bambino per quello che è”. A parlare in termini difensivi verso gli alunni non poteva essere che un’erede di Maria Montessori, la donna che denunciò all’inizio del Novecento il disinteresse generale verso i bisogni dei bambini: si chiama Grazia Honegger Fresco, è ovviamente una pedagogista e il suo impegno “dalla parte dei bambini” ha convinto l’Unicef a premiarla (il 16 maggio).
La sua è una voce fuori dal coro: invece che colpevolizzare i ragazzi, sempre più spesso definiti viziati e super-coccolati, l’esperta di sistemi educativi è convinta che le idee della Montessori siano ancora decisamente attuali. E che quindi anche nella società moderna i bambini sarebbero solo “cittadini dimenticati”, ossessionati da un sistema educativo e scolastico “che fa acqua da tutte le parti”.
La pedagogista sostiene che i ragazzi sono vittime di una società sempre meno accogliente verso le loro necessità: “Perchè non ci chiediamo come mai ai bambini – ha detto Honegger Fresco – non piace andare a scuola? La realtà è che la scuola fa acqua da tutte le parti e che prima di tutto bisogna cominciare a non ossessionare i bambini, a non puntare tutto sul voto e sulla competizione, ma sulla collaborazione. L’essere umano è di per sé un essere collaborante, ma non deve essere bastonato, non deve essere gravato dal peso di dover rendere e dover fare. Il bambino ha i suoi tempi di sviluppo, di apprendimento”.
Anche la scuola, al pari delle altre “agenzie” educative, dovrebbe rivedere il suo atteggiamento verso i destinatari dell’offerta formativa. Maria Montessori sosteneva che il disinteresse della società verso i bisogni dei bambini induce a creare dei “cittadini dimenticati”. Anche la scuola non sarebbe pensata a loro misura, ma in base alle necessità degli adulti, che non segue il loro sviluppo, ma lo impone.
Anche la scuola, al pari delle altre “agenzie” educative, dovrebbe rivedere il suo atteggiamento verso i destinatari dell’offerta formativa. Maria Montessori sosteneva che il disinteresse della società verso i bisogni dei bambini induce a creare dei “cittadini dimenticati”. Anche la scuola non sarebbe pensata a loro misura, ma in base alle necessità degli adulti, che non segue il loro sviluppo, ma lo impone.
Non a caso per il metodo montessoriano “educare è lo strumento della pace – ha ricordato la pedagogista – ma per fare questo occorre una scuola più aperta, libera e meno ossessiva, che renda il bambino più disponibile a tirare fuori il meglio di sé e ad appassionarsi”, con insegnanti capaci di “una relazione diversa, non aggressiva e non violenta nei suoi confronti”.
Tra i tanti personaggi che il nostro Paese farebbe bene a rivalutare seriamente sarebbe bene pensare alla Montessori. Ma perché allora il metodo Montessori non si è mai imposto nelle scuole italiane, riuscendo invece a trovare terreno fertile all’estero. Grazia Honegger Fresco risponde facendo a sua volta un’altra domanda. Che vale più di una risposta: “Ma perchè le donne hanno grande successo in Italia? Maria Montessori era un medico e si permetteva di parlar male della scuola e di accusare gli educatori di ossessionare i bambini con i compiti, con i voti e la competizione. Lei era libera. Aveva una libertà di pensiero che noi neppure riusciamo a immaginare”.