Attualità

I ragazzi sonnecchiano a scuola: rogo di smartphone in Bangladesh

Nel Bangladesh si mettono al bando i telefoni cellulari, almeno a scuola.

Così come segnala La Repubblica, stanchi di osservare i bambini attratti dai gadget occidentali più che dagli studi coranici, i dirigenti di una scuola islamica hanno confiscato centinaia di telefoni cellulari e gli hanno dato fuoco in un campo vicino alla madrassa.

La motivazione ufficiale del divieto è che i telefonini distraevano gli studenti dal loro apprendimento.

Il portavoce della madrasa di Darul Ulum Moinul Islam ha detto che “questi dispositivi stanno rovinando il loro (dei ragazzi e ragazze) carattere”.

Secondo Azizul Hoque ”gli studenti usano internet (sui loro telefoni) per tutta la notte e poi sonnecchiano durante le lezioni la mattina dopo. I loro genitori sono preoccupati. Siamo inondati di lettere che chiedono una fatwa (editto islamico) contro l’uso dei telefoni cellulari, e molti hanno lamentato che i gadget sono stati frequentemente utilizzati per gli affari extraconiugali”.

Come avviene ormai in quasi tutti i Paesi europei, anche in Italia l’uso del cellulare a scuola, durante la lezione, è vietato.

Lo ha disposto il Ministro dell’Istruzione con una direttiva (come disposto dalla direttiva ministeriale del 15 marzo 2007), impegnando tutte le istituzioni scolastiche a regolamentare l’uso a scuola, con esplicito divieto durante le lezioni. Il divieto di utilizzare il telefono cellulare, durante le lezioni, vale anche per il personale docente, come già previsto da una circolare ministeriale (come previsto dalla circolare ministeriale n. 362 del 25 agosto 1998).

Negli ultimi mesi, però, il cellulare è stato al centro di dibattiti e di non poche polemiche, con esperti a predicare l’inutilità di una introduzione dello smartphone in classe senza un contestuale adeguamento della didattica.

Per garantire un utilizzo equilibrato a ragazzi che sono già iperconnessi, ecco allora il decalogo, studiato da un team di esperti, che dovrebbe disciplinare l’utilizzo dei dispositivi mobili a scopo didattico, ove possibile con personale specializzato.

A due anni dal lancio del Piano Nazionale Scuola Digitale, introdotto dalla legge 107 del 2015 con uno stanziamento di oltre un miliardo di euro, il mondo della scuola si confronta dunque con cambiamenti che investono anche la dimensione etica e comportamenti collettivi.

Andrea Carlino

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