Ieri ci siamo occupati del caso relativo a tre ragazzini minorenni, due tredicenni e un quindicenne, che non hanno fatto ritorno a casa dopo essere usciti al mattino per andare a scuola, luogo che non hanno mai raggiunto. Ci sono buone notizie: i tre sono stati ritrovati e stanno bene, nonostante la notte passata fuori casa. Lo riportano Il Messaggero e RaiNews.
L’ultima traccia l’avevano lasciata il 25 ottobre sull’impianto di videosorveglianza della stazione di Pescara, mentre si avviavano verso il treno che alle 8,10 del mattino parte per Milano. La loro fuga è durata meno di un giorno. Non c’è mai stato dubbio che si sia trattato di allontanamento volontario, anche perché le stesse famiglie avevano notato qualche stranezza nel comportamento dei ragazzi. Sarebbe stato un amico ad aiutare le forze dell’ordine nelle ricerche.
Le famiglie si sono recate ieri nel capoluogo lombardo, subito dopo aver saputo che i tre erano stati trovati. Faranno ritorno oggi a Pescara. La fuga, da come sembra, era stata organizzata da tempo, probabilmente sulle tracce di un influencer.
Ecco cosa ha detto la madre di uno di loro nel corso della puntata del programma Chi L’ha Visto? di mercoledì 25 ottobre: “Controllo sempre il registro elettronico, proprio oggi non l’ho fatto. Poi alle 11 mio marito mi ha avvisata dicendomi che nostro figlio non si trovava in classe. Mio figlio non ha mai marinato la scuola, ho pensato lo avesse fatto stavolta. Ho aspettato le tre e poi ci siamo recati in questura. I cellulari sono irraggiungibili”.
Spesso si usa la parola ‘bravata’ per descrivere i comportamenti pericolosi attuati dai giovanissimi, sempre più fragili e quasi sprezzanti del pericolo, come se non comprendessero i rischi. Proprio qualche giorno fa, ad esempio, abbiamo trattato del caso di due ragazzine di Palermo che hanno bevuto della candeggina, una delle due scuola.
I ragazzi hanno dei modelli di vita cattivi o non ne hanno proprio? Sono gli influencer? Questa si è chiesto il giornalista Carlo Baroni, su Il Corriere della Sera, raccontando un aneddoto relativo ad un docente, che ha posto la domanda fatidica ad un ragazzo: “Chi sono le tue figure di riferimento?”.
La risposta è spiazzante. “Lui ci pensò e rispose che non gli veniva in mente nessuno. Nessuno che lo ispirasse. Poteva cavarsela magari con il nome di un rapper. O del bomber della squadra del cuore. Preferì la via della sincerità. Non vedeva nessun modello di vita intorno a sé”, ha raccontato il docente, sorpreso.
Né i genitori, né un idolo musicale, né un campione sportivo: nessuno. Questa mancanza di un modello a cui ispirarsi non suggerisce nulla di buono. “La stessa domanda trent’anni fa avrebbe avuto un’altra risposta. Esistevano ancora gli ‘eroi’. O quantomeno donne e uomini che noi ritenevamo tali. Non che il mondo fosse un posto migliore per viverci. Solo ci sembrava ci desse più speranza. Sono cambiati i ragazzi di oggi? Difficile fare confronti. Ma l’idea è che siano i grandi a latitare”, ha scritto il giornalista.
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