In una scuola media di Cassino un ragazzino è stato costretto a una punizione esemplare che lo ha fatto crollare mentalmente, convincendo i genitori a ricorrere alle vie legali: lo scrive la Stampa
I fatti: nel bagno di una scuola media un ragazzino fa pipì fuori dalla tazza e sporca il pavimento. Quando torna in classe, alla fine della ricreazione, per la prof, informata il gesto del ragazzino è stato sconsiderato, tanto da volerlo punire in maniera dura.
Lui nega, lei insiste, non molla. Anzi, avrebbe detto al suo alunno che dall’esame del Dna si sarebbe risaliti al responsabile.
Lui allora confessa e si giustifica, dice che ha perso la mira perché disturbato dai suoi compagni che per scherzo gli hanno aperto la porta del bagno. Niente da fare. La professoressa decide di punirlo, con una nota, ordinandogli di andare in bagno a pulire, accompagnato dal bidello.
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Una volta tornato a casa, il ragazzino dice tutto ai genitori, che, invece di chiedere spiegazioni a preside e docente, si recano direttamente dal proprio avvocato e sporgono denuncia penale contro l’insegnante stessa.
Intanto il ragazzino non vuole andare più a scuola, mentre sarebbero tante le cose da chiarire: se, mentre stava in bagno, il ragazzino abbia subito dai compagni un atto di bullismo o un semplice scherzo, e perché la professoressa abbia deciso di punire solo lui e perché la semplice richiesta di pulire abbia provocato tanta ansia e vergogna nell’alunno.
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