Si parla ancora dell’accoltellamento di un ragazzo a scuola di qualche giorno fa, in un istituto superiore di Napoli. Il quotidiano Il Mattino ha riportato alcuni aggiornamenti sul caso, dal commento del padre della vittima, un 15enne, al mancato ritrovamento dell’arma da taglio usata dal compagno 16enne.
Tutto è avvenuto mercoledì, 20 settembre. Entrambi i minori, ieri mattina, erano assenti a scuola, dove si è svolto un consiglio straordinario di Istituto con l’obiettivo di prendere decisioni in merito all’accaduto. Il responsabile del ferimento, infatti, non può frequentare le lezioni per la sospensione adottata in via cautelativa dalla dirigenza scolastica, nell’attesa dei provvedimenti disciplinari.
Il ragazzino finito in ospedale è a casa con una prognosi di dieci giorni per la ferita alla coscia inflitta a conclusione di una lezione di educazione fisica nel cortile dell’istituto. L’aggressore, che ha confessato poco dopo, ha definito il gesto come uno “scherzo”.
Al momento del pugnale usato non c’è traccia. Gli investigatori non escludono un ventaglio di ipotesi, tra cui possibili complici. Non è escluso che qualche amico o più studenti abbiano partecipato all’occultamento dell’arma.
Quali motivazioni dietro il gesto?
Ci sono anche varie ipotesi in merito alla motivazione dell’aggressione. Il ferimento potrebbe riguardare un episodio di bullismo forse incalzato dal fatto che il 15enne fosse uno dei più bravi della classe. Si indaga su eventuali tensioni nel gruppo classe.
“Mercoledì ho convocato un consiglio straordinario di classe durante il quale è stata rilevata la gravità del fatto, rendendo necessaria la convocazione di un consiglio di Istituto straordinario, iniziato ieri, che proseguirà oggi con l’audizione del ragazzo responsabile del ferimento”, ha detto la dirigente. “Oggi stabiliremo la sanzione disciplinare ma solo dopo che l’organo collegiale avrà ascoltato il 16enne – ha spiegato – nel frattempo ho intrapreso subito un dialogo con gli studenti perché avevo percepito il pericolo che alcuni di loro potessero minimizzare l’accaduto”.
Il commento del padre della vittima
Nel frattempo il padre del ragazzo aggredito non ha intenzione di strumentalizzare la vicenda “anche per rispetto dei genitori del giovane aggressore che ha ferito il proprio ragazzo. Chiedo ai giovani di deporre le armi, chiedo loro di smetterla con le armi e con quei toni minacciosi e aggressivi dei social, bisogna cambiare registro. Altrimenti, la morte di un ragazzo come Giogiò, non ci ha insegnato niente”.
“Ci tengo a chiarire che non si è trattato di una rissa, di una lite degenerata in un ferimento. Mio figlio è un ragazzo mite, non va a cercare un certo tipo di condotte. È stato ferito, è stato aggredito, per il resto preferisco non andare oltre”, ha aggiunto.
“Una cosa me la sento di dire, ma lo dico rivolgendomi in generale a tutti i ragazzi, alle nuove generazioni: basta con le armi; deponete le armi, smettetela anche con i social aggressivi, sempre pieni di toni di toni minacciosi nei confronti dei propri coetanei, non è la strada giusta, anzi, serve una immediata inversione di tendenza. Sono un formatore, vicino all’azione cattolica, seguo da una vita la crescita dei ragazzi, specie in un quartiere difficile come quello in cui viviamo. È per questo che mi rivolgo a loro, alle loro vite e lo faccio alla luce di uno stato d’animo segnato dal dolore per quanto avvenuto di recente. Penso al dolore per la morte di Giogiò. Appena qualche settimana fa, abbiamo vissuto lo strazio per la morte di Giogiò, ora assistiamo ad altra violenza, ad altre armi. Allora vuol dire che la morte di Giogiò non ci ha insegnato niente, non ci ha spinto a migliorare, non voglio credere che sia così, perché Napoli è altra e i giovani devono dimostrare che la morte di Giogiò non è avvenuta inutilmente. Basta violenza, Napoli non è questa”, ha dichiarato, parlando della morte del giovane Giovanbattista Cutolo, brutalmente ucciso per strada a Napoli a fine agosto scorso.