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Ragazzo ucciso a Napoli, la scuola si mobilita: “Noi in prima fila per i nostri studenti”

Il 6 settembre scorso hanno avuto luogo i funerali del musicista 24enne ucciso Napoli, Giovanbattista Cutolo, assassinato a colpi di pistola da un 16enne per banalissimi motivi per strada lo scorso 31 agosto. Le esequie hanno visto una grande partecipazione da parte dei cittadini, così come aveva chiesto la madre. Il sindaco ha anche proclamato lutto cittadino.

E proprio il liceo Vittorio Emanuele di via San Sebastiano ha stilato un documento per invitare tutte le scuole a mobilitarsi contro la criminalità, come riporta Repubblica.

“La scuola c’è. C’era ai funerali di Giovanbattista, c’è per costruire con tutte le istituzioni un’altra possibilità per i ragazzi e le ragazze di questa città. La scuola c’è come luogo di formazione e divulgazione. Invitiamo intellettuali, scienziati, sportivi, imprenditori, registi, attori, musicisti, a venire a costo zero nelle scuole napoletane per offrire, attraverso lezioni magistrali, una parola e uno sguardo diversi a una platea affamata di senso e di prospettive sul futuro. La scuola c’è e si impegna ogni giorno. Siamo disponibili a tenere la scuola aperta al pomeriggio, a coinvolgere studenti e famiglie in percorsi di formazione e attività ricreative e culturali, a collaborare con le istituzioni e le associazioni operanti sul territorio, religiose e non, che vogliano offrire un contributo alla ripresa civile e civica della nostra comunità”.

“La scuola, chiamata in causa in questi giorni per la sua funzione educativa, intende ristabilire il suo ruolo – spiega la preside Stefania Colicelli – Vogliamo ricostruire il dialogo tra scuola e società intera, tra istituzioni e famiglie. Se ne parla tanto, ma si fa poco, come ci ha ricordato il vescovo Battaglia”.

Dicono ancora gli 80 docenti che hanno firmato il documento: “Ma perché la scuola si riprenda il suo ruolo è indispensabile restituirle quella posizione di autorità indebitamente messa in discussione da due estremismi egualmente dannosi, un autoritarismo armato di controllo e di repressione e un libertarismo individualista e maltollerante. E se le giovani generazioni crescono con modelli che dobbiamo insegnare a decostruire e decodificare, alla scuola che forma i cittadini di domani serve un «ritorno al principio d’autorità, inteso come definizione di ruoli asimmetrici che garantiscono, in un principio democratico, l’ascolto, la possibilità di mettersi in relazione con gli altri e soprattutto con se stessi. Poter parlare della propria emotività, dei propri sentimenti significa trovare le parole per dirlo, le parole giuste, non quelle indotte dal fascino dell’arroganza e della sopraffazione, ma quelle dell’attenzione e del rispetto”.

“La scuola c’è – si legge ancora nel documento – come istituzione. Essa lavora ogni giorno nonostante le gravi insufficienze di mezzi e risorse. Tutti gli organi dello Stato sono coinvolti nell’operato della scuola, e in quanto tali tutti devono collaborare perché alle scuole siano date le giuste risorse economiche, di personale, di spazi, valorizzando quelle esistenti. Gli enti locali e territoriali, la Curia, dovrebbero mettere a disposizione delle scuole i loro spazi scarsamente o per niente utilizzati, in collaborazione con cooperative e associazioni Onlus, in modo da incrociare le forze”.

L’omelia: “Sono colpevole anche io”

Il documento fa riferimento all’omelia dell’Arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, che ha usato parole molto forti soprattutto verso gli adulti, come riporta Fanpage.it: “Non vorrei essere qui ad accompagnare l’ennesimo giovane figlio di Napoli ucciso senza alcun motivo da un altro figlio di questa città. Non vorrei essere qui non perché vorrei sottrarmi al dolore immenso di genitori, amici, fratelli, compagni che lo piangono. Ma non vorrei essere qui semplicemente perché avrei voluto parlare con Giovanbattista non di Giovanbattista. Con lui, della sua arte, toccarla con mano, magari ascoltando un concerto della sua orchestra o le sue composizioni. Ma purtroppo nessuno di noi ha il potere di cambiare la realtà, fermando quella mano giovanissima ma già deviata come purtroppo accade con tanti ragazzi di questa città. Questa fine, ci dice il Vangelo, è la sua nascita al Cielo, in una vita ‘altra’, non sporcata da violenza ed egoismo, immersa nell’Amore”.

Redazione

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