In questi giorni ha destato davvero tanto scalpore l’uccisione di un ragazzo di diciotto anni tra i vicoli del centro di Napoli. A confessare è stato un cugino della vittima, di diciannove anni, che è stato fermato, come riporta Ansa. “È stata una disgrazia, la pistola l’ho trovata appoggiata sulla ruota di una macchina parcheggiata, non ne avevo mai maneggiata una, non ho capito se fosse vera o falsa, all’improvviso è partito un colpo e ho capito quello che era successo quando l’ho visto a terra”, ecco cosa ha detto agli inquirenti.
Lo zio della vittima ha scritto una lunga lettera in cui si è rivolto direttamente al nipote scomparso, pubblicata su Fanpage, in cui ha risposto alle critiche indirizzate alla famiglia. “Certo, colpa nostra, perché non ti abbiamo insegnato che c’è un orario per le disgrazie. Ah, però se fossi stato uno studente modello o un professionista di successo, si sarebbe potuta provare più empatia per te. Ma poi quale sarebbe stato lo scoop? Specifichiamo che eri incensurato, ma inventiamo anche una parentela con chi ti ha strappato dai tuoi affetti, così diventa tutto più giustificabile”.
“Nipote mio adorato, io ti scrivo sì perché mi sento colpevole, ma per non esser riuscito a salvarti da un sistema, da una mentalità, da un modo di agire che è da condannare quando i riflettori sono accesi, per poi subirlo in tutti gli altri giorni della nostra vita. Nostra, perché la tua è anche un po’ la mia, con un dolore insuperabile e un male perenne che questo mondo ancora troppo rotondo e mai abbastanza quadrato mi ha sbattuto in faccia, senza che potessi far nulla. Finché tutto resterà uguale, morirai tutti i giorni. Quanto si può sopravvivere con questo strazio nel cuore?”, ha concluso.
Purtroppo si tratta dell’ennesimo caso simile che ha luogo a Napoli: un quindicenne è morto ammazzato il 25 ottobre, un diciannovenne il 2 novembre. Ricordiamo anche il caso del musicista ucciso per strada Napoli nell’agosto 2023 dopo una banale lite. Ma cosa sta succedendo ai giovani della città? I modelli che imperano tra i ragazzi hanno a che fare esclusivamente con criminalità, lusso e, soprattutto, armi?
A riflettere su questo lo scrittore Roberto Saviano, sempre su Il Corriere della Sera, autore di Gomorra. “Perché si muore così giovani? Perché così tante vittime? Non è una singola faida, non sono tutti collegati nello stesso conflitto. Facciamo ordine: cosa conta oggi? Cosa conta per un ragazzino (in realtà per tutti) più di ogni cosa? Il denaro. Cosa porta il denaro? Bellezza, stile, essere figo, essere carismatico. Cosa porta carisma e denaro? Comandare, poter sedurre, piacere. E come fai ad arrivarci in una realtà dove non esistono contratti, dove il lavoro nero è per sempre, dove ogni risparmio e ogni progetto spesso sono impossibili?”, si chiede.
“Ovvio che non tutti fanno questa scelta, ovvio che c’è chi in miseria e difficoltà non diventa un paranzino, un killer, un camorrista, ma la forza di una catena si misura sul suo anello più debole. Vi immaginate esseri violenti, da favela, strafatti di cocaina e crack. Nulla di tutto questo. Sono ragazzini che passano la vita ad ascoltare brani che parlano d’amore e tradimento, ossessionati dall’aspetto fisico e dall’essere brillanti, in continuo corteggiamento con le ragazzine e i loro amici, nel sogno di essere considerati i più simpatici, diventare i più ricchi, essere temuti dai più fessi. Questo sono, e queste fragili ambizioni li portano dritti nella scalata criminale”, aggiunge.
“Una situazione di guerra costante dove il rischio della morte non esiste, c’è la certezza di morte. Questo è il valore aggiunto che hanno nella prassi criminale i ragazzini, nessuna paura di morire, la leggerezza con cui considerano il carcere come una necessità per diventare uomini”.
“Oggi l’imperativo dev’essere disarmare Napoli, togliere armi in circolazione ma investire, investire, investire. Formazione, scuole aperte tutto il giorno, assumere e trasformare professori disponibili in maestri di strada, e ancora corsi, corsi e corsi professionali. Questo per iniziare a sottrarre una prima leva di ragazzini pronti a sparare. Il modello Caivano proposto dal governo non solo è stato inefficace ma ha peggiorato la situazione portando in carcere una massa di minorenni e di fatto ‘professionalizzandoli’ al crimine. Queste morti continueranno, e le faide con il progressivo crescere della miseria saranno sempre più feroci: cocaina, erba, eroina e anfetamina i turisti, non vogliono altro e le paranze non vedono l’ora di potergliele vendere. Questa realtà non è Napoli, questa realtà è il mondo”, conclude.
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