Qualche giorno fa ci siamo occupati dell’assurdo raid punitivo di una baby gang contro un alunno che ha avuto luogo in una scuola di Carpi, in Emilia-Romagna. Il ragazzo è stato difeso da un docente di sostegno, che ha rimediato un naso rotto.
Il giovane prof, 26 anni, originario di Salerno, vorrebbe parlare con i suoi aggressori, come riporta Il Corriere della Sera. “Vorrei parlare con loro e cercare di capire. Innanzitutto direi che non mi permetto e non voglio giudicarli. Vorrei solo conoscerli e avere l’opportunità di capire da dove nasce tanta violenza. Vorrei parlare con loro per decifrare le condizioni a contorno che possono portare un ragazzo a ritenere di poter organizzare una spedizione punitiva contro un loro coetaneo all’interno di una scuola”, ha detto.
L’insegnante è stato colpito da un pugno in faccia da uno dei ragazzi che hanno fatto irruzione nella scuola mercoledì scorso. Il 26enne ha rimediato una frattura scomposta al setto nasale, occhiali rotti, varie ammaccature e trenta giorni di prognosi.
“Penso che fossero più di venti e non erano identificabili perché avevano tutti il cappuccio o il passamontagna. Li ho visti quando erano già in cortile che si avventavano su un mio alunno. Il ragazzo preso di mira frequenta la classe dove c’è il disabile che seguo io. Sono entrati sprezzanti sia del personale scolastico, sia e del sistema di sorveglianza”, ha raccontato.
Ecco altri dettagli su quanto accaduto: “Dopo aver accerchiato il nostro studente hanno cominciato a colpirlo. Avevano anche anelli e braccialetti che utilizzavano come fossero dei tirapugni. A quel punto mi sono avvicinato e ho cercato di separarli. Gli dicevo: ‘Finitela’, ‘ma siete pazzi?’. Niente. Allora mi sono messo in mezzo e ad un tratto mi è arrivato quel micidiale cazzotto che mi ha rotto gli occhiali e il naso. Per alcuni minuti sono rimasto stordito. Dopo li ho visti che si dileguavano. In ogni scuola ci può essere qualche lite tra studenti. Ma un raid del genere non si era mai visto. La nostra è una scuola molto tranquilla”.
“Non conosco gli aggressori ma penso che siano figli di questi tempi e di questa società. Penso che siano ragazzi che vivono in condizioni di disagio, senza giusti stimoli e figure di riferimento. Come insegnanti dobbiamo preservare l’incolumità e la crescita dei nostri studenti. Ma dobbiamo anche sforzarci di capire cosa c’è dietro episodi del genere che coinvolgono sempre altri ragazzi”, questo il pensiero del giovane.
“Voglio rivedere l’alunno picchiato e tutti gli altri. Penso che si rinsalderà il nostro rapporto. Ma, ripeto, abbiamo anche il dovere di capire cosa c’è dietro l’aggressione. A tutti va data una chance e una possibilità di recupero”, ha concluso.
Il docente aveva già commentato l’aggressione, dichiarandosi sconvolto: “Ho assistito alla deriva dell’umanità, sono ancora sotto shock, mai vista tanta rabbia in vita mia. Ho sentito di dover intervenire altrimente sarebbe finito in una pozza di sangue. Ho fatto solo quello che mi ha detto l’istinto”.
Come abbiamo spiegato, quando subisce un’aggressione verbale o fisica, il docente deve sempre informare, con una lettera scritta, il proprio dirigente scolastico, il quale, come prevede l’articolo 2087 del Codice civile, è obbligato ad adottare le necessarie misure atte a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti.
L’insegnante aggredito dovrebbe anche chiedere allo stesso preside di prendere provvedimenti per garantire le condizioni di sicurezza in ambito lavorativo previste dalla legge e scongiurare il ripetersi di ulteriori aggressioni in grado di provocare danni morali, fisici e/o biologici nei propri confronti.ì
Se sono stati riportati traumi o ferite, il lavoratore deve recarsi subito in pronto soccorso per le cure del caso e chiedere il rilascio del certificato medico attestante la diagnosi e le circostanze che hanno causato la richiesta di cure mediche presso la struttura ospedaliera: è bene ricordare anche la certificazione medica dovrà essere anche allegata alla successiva denuncia da presentare alla polizia giudiziaria o ai carabinieri.
“Purtroppo non è una novità, quella di Carpi è l’ennesima aggressione ai danni di un docente e il Gilda Insegnanti è in prima linea per fronteggiare questi fenomeni che purtroppo si stanno moltiplicando”. E’ quanto ha dichiarato Rino Di Meglio, Coordinatore nazionale di Gilda Insegnanti durante un’intervista a RaiNews24.
“Abbiamo avuto un primo accoglimento dal Ministero dell’Istruzione – ha aggiunto Di Meglio – tuttavia ancora occorrono ulteriori provvedimenti per garantire la sicurezza nelle scuole. In questi anni il rispetto verso le istituzioni pubbliche è crollato e bisogna attuare un’opera di sensibilizzazione per ridare autorità e autorevolezza al ruolo degli insegnanti”.
“E’ un bene che se ne parli – ha concluso Di Meglio – e che l’informazione porti alla luce tutto ciò, per far sì che gli insegnanti non siano lasciati soli e che la scuola non si trasformi in un luogo dove sfogare le criticità di una società sempre più violenta”.
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