Lo scorso lunedì è iniziato, per tutti i musulmani, il mese sacro del Ramadan. Com’è noto, chi osserva le regole della religione islamica non può mangiare o bere nel corso di tutta la giornata. Ovviamente si tratta di una norma valida per gli adulti in salute.
Come riporta La Nazione, in una scuola elementare della provincia di Firenze due bambini sono stati costretti dai genitori a digiunare senza ricevere il pasto alla mensa scolastica per osservare i precetti islamici. Il fatto è stato denunciato da Susanna Ceccardi, Europarlamentare della Lega.
“Questa non è ‘libertà religiosa’, è una vera e propria violenza sui minori, commessa in nome del fondamentalismo islamico che sta prendendo sempre più piede nelle nostre città. Bisogna contrastare con fermezza questo fanatismo, perché ne vanno di mezzo i diritti dei più piccoli e indifesi, compreso quello alla salute. Due bambini lasciati a tavola con un piatto vuoto davanti, che osservano i loro coetanei mangiare, non potranno che percepirsi ed essere percepiti come ‘diversi’. E’ questa l’integrazione che vogliamo?”, ha scritto su Facebook. “Non mi si venga a dire che è una loro libera scelta, data l’età dei bambini e non mi si dica nemmeno che è libertà religiosa, perché chi non ha ancora raggiunto la pubertà dovrebbe essere esentato da questa pratica”, ha aggiunto.
Secondo il ricercatore Shkelzen Hasanaj, l’attacco di Ceccardi è solo una ricerca di voti in vista delle prossime elezioni europee di giugno: “Alcuni esponenti politici della Lega hanno voluto per l’ennesima volta trovare il nemico immaginario da sbandierare per ottenere voti. L’onorevole ha voluto portare all’attenzione dell’opinione pubblica una realtà che non c’è, dichiarando che i bambini mussulmani nella scuola primaria sono costretti dai genitori a digiunare durante le ore della mensa scolastica”.
La circostanza del mancato pranzo è stata però confermata anche dalla dirigente scolastica. Ma la polemica politica infuria lo stesso e Hasanaj conclude il suo intervento: “L’Italia è uno dei pochi Paesi europei dove non viene applicato il servizio Halal Food nelle mense scolastiche e dovrebbe invece esserci una maggiore attenzione al tema”.
In questi giorni ha fatto discutere anche il caso di una bambina di dieci anni che è stata mandata scuola con il niqab, indumento islamico che lascia scoperti solo gli occhi, in una scuola elementare della provincia di Pordenone. Si tratta di una piccola di seconda generazione che frequenta la quarta elementare.
Dopo averla vista la sua maestra le ha chiesto di tornare a scuola a volto scoperto, cosa che poi è effettivamente successa. Nella scuola elementare ci sono stati già in passato casi simili. Il vicesindaco Alberto Parigi, assessore all’Istruzione, ha spiegato di non aver ricevuto segnalazioni al riguardo. “In ogni caso farò subito accertamenti e se la notizia venisse confermata, il mio primo pensiero deve andare a una bambina costretta nel niqab. Bene ha fatto la maestra a intervenire. Voglio sperare che tutti siano d’accordo sul fatto che nelle nostre scuole non si deve entrare velati, compresi coloro che invocano ogni giorno la laicità e l’emancipazione femminile”, ha affermato.
Come riporta RaiNews, la direttrice generale dell’ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame crede che l’insegnante abbia certamente agito in buonafede ma è opportuno che riconsideri la sua decisione. Beltrame fa sapere di non avere ancora ricevuto alcuna segnalazione ufficiale sul caso ma precisa che non essendoci al momento una norma specifica che vieti il velo integrale tra i banchi le scuole devono favorire l’inclusione nel rispetto delle differenze anche di abbigliamento.
Diverso il suo personale punto di vista sulla questione. Per la dirigente a scuola i bambini non devono sentirsi discriminati e il rispetto della identità religiosa e culturale a suo parere potrebbe non venire esteriorizzato.
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