Categorie: Politica scolastica

Rampelli: è delle famiglie, e non dei ‘famigli’ di Renzi

“Il bullo fiorentino attacca chi protesta contro la ‘buona sòla’ e, come tutti i dittatorelli, ricopre d’insulti chi fa obiezioni. La scuola non è dei sindacati, giusto, ma dovrebbe farsi una domanda se tutti i sindacati, i più distanti tra loro, sono coalizzati contro il suo progetto. È anche di quei 170mila precari abilitati che hanno insegnato fino a più di dieci anni e sostenuto i costi dei corsi imposti dal ministero e che oggi vuole esodare, cioè espellere, cancellare, costringere a cambiare lavoro”. ‎È quanto dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli.

“La scuola è delle famiglie che, mentre non hanno visto l’ombra dei 5 miliardi per gli interventi di edilizia scolastica, tanto che le strutture continuano a cadere a pezzi ci sono circa 500milioni di euro utilizzati da cooperative non abilitate a svolgere lavori di manutenzione che, non avendo le certificazioni per montare sulle impalcature, tinteggiano le pareti di alcuni istituti italiani fino ad altezza d’uomo… “.

“Paradossi ridicoli tutti renziani; le famiglie aspettano il rispetto dei parametri nel rapporto alunno/insegnante, così vogliono garantita la presenza in classe degli insegnanti mentre non è risolto il problema delle supplenze”.

“La scuola è del popolo italiano – ha spiegato Rampelli – che non capisce come sia possibile registrare anche nel DEF un ulteriore taglio di fondi. La scuola è degli studenti che non vogliono il modello americano, copiato nella parte peggiore, quella aziendalista con cui s’abolisce anche la libertà d’insegnamento sancita dalla Costituzione”.

“La scuola- ha puntualizzato – è dello sport, anche questo suggeriscono quei paesi anglosassoni. Anziché investire sulla relazione istruzione/sport, ampliandola, si penalizzano gli insegnanti di educazione motoria. Insomma, la scuola è di tutti e tutti vogliono fermare un progetto strampalato”.

“Fratelli d’Italia -ha concluso Rampelli – ha depositato i suoi emendamenti augurandosi che qualcuno intenda almeno leggerli”.

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