In un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera Concetta Tumminia, la dirigente scolastica dell’istituto I.C. Fontanarossa di Librino, malfamato quartiere di Catania che è stato teatro di una rapina sfociata in una violenta aggressione qualche giorno fa, ha espresso la sua disperazione di fronte alla situazione di abbandono da parte delle istituzioni che la scuola vive da decenni.
I fatti avvenuti di recente, balzati agli onori della cronaca, hanno scosso profondamente la donna, che sta seriamente pensando di lasciare il suo posto da dirigente scolastica che ricopre da ben trent’anni, stanca di fare la “preside di frontiera”.
A quanto pare quest’ultima combatte da tempo per garantire sicurezza alla scuola, senza successo: “In questi quindici anni ho scritto più volte ai tre sindaci catanesi che si sono succeduti e all’attuale commissario ad acta (la città è commissariata). Chiedendo la recinzione, un sistema di videocamere di sorveglianza e luce elettrica attorno all’edificio. Non ho ottenuto nulla”.
Purtroppo, visto l’alto tasso di criminalità della zona, ciò che è avvenuto può essere considerato quasi normale, o comunque prevedibile. Non è la prima volta che dei delinquenti si scagliano sull’istituto; questa volta, però, si tratta di qualcosa di più, almeno per la preside: “Ho fronteggiato situazioni critiche. Ogni tanto qualcuno entra e ruba i computer, gli strumenti musicali, le macchinette delle merendine. E se non trovano niente, rompono quel che hanno davanti. Vandalizzano. Imbrattano le pareti. Ma quello che è successo venerdì cambia radicalmente lo scenario. La gravità delle cose. Per noi che conosciamo molto bene il territorio osserviamo il sintomo di un’evoluzione”.
“Noi docenti, e aggiungo i volontari delle associazioni, siamo dentro la giungla, indifesi. Quello che accade è il metro di misura dell’importanza che la politica dà alla scuola, cioè nessuna”, queste le dure parole della dirigente, che condanna chi di dovere. “Abbiamo tanta gente che ha voglia di riscatto e tanti ragazzi che studiano musica, suonano strumenti musicali e che dopo la terza media si iscrivono alle scuole superiori”, ha continuato.
La Tumminia ha spiegato che, nonostante abbia lottato e continui a farlo da sempre, si sente profondamente in crisi e non sa se continuerà a farcela: “La mia natura è battagliera. Ma sto pensando molto seriamente di mollare. In questi giorni mi è caduto addosso il mondo. Ho come l’impressione che le battaglie che ho fatto sono state inutili”.
“Non posso lamentarmi. Negli anni sono stata supportata da docenti storici meravigliosi, da associazioni che non mi hanno mai abbandonata. Non mi sono mai sentita sola. Ora però sono scoraggiata, ho tolto molte energie alla mia vita, a me stessa, alla mia unica figlia. Per che cosa? Non so se avrò la forza di andare avanti”, ha concluso la preside, che ha lodato alcuni insegnanti dell’istituto.
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