Incontriamo questa volta un’insegnante palermitana di scuola primaria, Caterina Altamore, docente di ruolo che, qualche anno fa, dette vita ad un lungo sciopero della fame insieme ad altri colleghi precari sotto il Ministero.
Caterina Altamore fa parte del Dipartimento istruzione nazionale Art.Uno ed è dirigente sindacale Flc Cigl
Come vivi questo avvio di anno scolastico?
L’inizio di un nuovo anno scolastico è sempre il rinnovarsi di un’esperienza; è come intraprendere un “altro viaggio”, un viaggio mai uguale al precedente.
Tornare a scuola, per me, è sempre una forte emozione. E mi capita ogni anno. Vivo il mio primo giorno di scuola come se fosse il primo. Avverto la responsabilità del mio ruolo.
L’insegnamento è una professione in cui la relazione gioca un ruolo fondamentale che non può non influire sul vissuto esistenziale ed emozionale del docente.
Come vivi la relazione con il gruppo-classe e con ciascuno dei tuoi alunni?
L’insegnamento è il mio mondo. Quando entro in classe, lascio fuori tutto il resto. Siamo “noi”: io , i miei alunni e le mie alunne.
Cerco sempre di creare, prima di tutto, un clima positivo e sereno, instaurando con loro un rapporto di fiducia, fondamentale per l’apprendimento.
“Affinché l’apprendimento risulti efficace tanto quanto le relazioni interpersonali, esso non può prescindere dall’empatia”: in base alla tua esperienza di insegnante, confermi questa affermazione di Carl Rogers?
L’ empatia è la radice della relazione: contribuisce ad alimentare l’interesse e “l’amore” per il sapere. Se si stabilisce un rapporto basato sull’imposizione, sulla contrapposizione, sul disinteresse verso l’alunno e il suo vissuto, si determineranno situazioni ingestibili, con gravi ripercussioni anche sugli apprendimenti. L’alunno sarà portato ad “odiare” l’insegnante e, parallelamente, anche la materia o le materie da lei insegnate.
Al contrario, un rapporto basato sull’autenticità, sulla fiducia, sul rispetto e sulla capacità di ascolto (empatia) potranno garantire a ciascun alunno il successo formativo, mediante quel ruolo di “facilitatore dell’apprendimento” che, secondo C. Rogers, ogni buon insegnante deve possedere.
Nella scuola il docente intesse relazioni anche con altri docenti, con il personale ATA, con il dirigente scolastico e con ciascun componente della comunità scolastica.
I rapporti si instaurano all’interno della “comunità educante”, secondo un’espressione inserita nel nuovo contratto e voluta espressamente dalle OO.SS. firmatarie.
Nelle scuole, però, i rapporti tra i docenti sembra che si stiano via via deteriorando e a questo pare che abbia contribuito non poco la legge 107/2015, che ha introdotto una conduzione della Scuola sempre più dirigista.
Non credo che la 107 abbia cambiato i rapporti tra colleghi.
Se bastasse una legge a modificare i rapporti fra il personale docente, siano essi in meglio o in peggio, sarebbe triste: denuncerebbe, in realtà, un’incapacità professionale da parte degli stessi insegnanti.
Direi, invece, che la legge 107 ha introdotto delle modalità che non valorizzano la professionalità degli insegnanti, ma che, anzi, alimentano quegli aspetti discrezionali che portano di più a riconoscere e valorizzare “gli amici” che i professionisti.
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