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Rapporti tra docenti e famiglie: la scuola non è solo didattica ma una comunità di educatori

I comportamenti violenti e aggressivi sono sempre più numerosi nelle scuole non solo tra i minori ma anche tra adulti: soprattutto tra docenti e genitori..

In Commissione cultura al Senato si è proposto al Governo l’istituzione  di un “Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico presso il Ministero”. Le riflessioni e le proposte sviluppate nel dibattito tra i Senatori sono particolarmente interessanti in quanto delineano contemporaneamente due strategie di intervento: quella repressiva e quella preventiva.

Si può osservare che tra i Senatori si sono confermate le due visioni della scuola che, però, non hanno trovato seguito coerente e coordinato nelle scelte istituzionali successive. Dopo cinquant’anni di esperienza democratica nelle scuole si è costretti a riconoscere che la prima, quella amministrativa – corporativa ha avuto la meglio, mentre la seconda si è indebolita sempre più con l’abbandono da parte di gran parte dei genitori e con pronunciamenti di intellettuali che ne chiedono l’espulsione.

Oggi vengono pubblicizzati i fatti più incresciosi e più violenti, ma non vanno sottaciute le molte realtà dove si verificano proteste di genitori che non trovano ascolto, famiglie che si appellano agli avvocati o alle autorità ministeriali, che alimentano polemiche esasperate in chat, favorite dall’anonimato e dalla riservatezza di gruppo, che scavano fossati di insoddisfazione e spirito di rivalsa.

C’è bisogno urgente di dare priorità al dato innegabile che la scuola non è solo didattica e servizio specialistico, ma è una comunità di educatori, chiamati ad incontrarsi, capirsi e collaborare, perché titolari di tre libertà fondamentali: la libertà di insegnamento, la libera scelta educativa delle famiglie, il diritto all’apprendimento degli allievi (legge 59.1997 art 21,9).

Nei consigli si dovrebbero trattare solo argomenti che riguardano tutta la classe, mentre le problematiche del singolo figlio/allievo andrebbero affrontati nei colloqui individuali, quindi il rappresentante delle famiglie dovrebbe essere garantito da ogni possibilità di ricadute sul proprio figlio.

In questo contesto il docente orientatore e il docente tutor previsti in ogni istituto potrebbero costituire le figure di riferimento dei rappresentanti dei genitori nei consigli scolastici, con i quali definire soluzioni condivise tra i genitori in difficoltà e i docenti direttamente coinvolti.

Nelle società moderne il sistema democratico evita l’esplodere delle violenze in quanto la insoddisfazione e la dissidenza trovano libera espressione nelle piazze e nel segreto voto elettorale. Nelle scuole dove e come si garantisce la libera espressione del consenso/dissenso da parte di genitori e studenti, primi destinatari del servizio scolastico? Eppure in molti servizi, pubblici e privati, si chiede agli utenti di esprimere, dopo ogni prestazione ricevuta, il loro grado di soddisfazione.

A questo proposito nella mozione della Commissione Senatoriale si suggerisce di riavvicinare le famiglie, di  riconoscerle come determinanti nella sfida educativa, sfida che non può essere lasciata solo alla scuola; si propone quindi  che si lavori in sinergia con il tavolo permanente di confronto tra le associazioni dei genitori e le rappresentanze degli studenti.

Senza prevenzione non si risolvono i problemi; le sanzioni non bastano, La scuola non è solo cura per bisogni, carenze, emergenze sociali, ma deve continuare ad essere comunità concorde nella realizzazione intellettuale, artistica, morale di ciascuno, attraverso un’esperienza di vita tessuta di relazioni positive fondate sul riconoscimento e rispetto reciproco di ognuno per il perseguimento del pieno sviluppo delle potenzialità di ognuno.

Giuseppe Richiedei

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