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Rapporto annuale Istat: la situazione dell’Italia nel 2010

Diffuso il 23 maggio 2011 alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano e di numerosi rappresentanti del Governo e del Parlamento, la diciannovesima edizione del Rapporto annuale Istat sulla situazione del Paese affronta le più recenti dinamiche in campo economico e documenta le condizioni del mercato del lavoro e delle famiglie italiane, fino a proiettare lo sguardo sui prossimi anni, valutando, in particolare, la situazione del Paese alla luce degli obiettivi fissati dalla “Strategia Europa 2020”.

Tra i cinque ambiti strategici sui quali la Strategia fissa gli obiettivi e svolge il monitoraggio, uno riguarda l’istruzione, fissando la riduzione degli abbandoni scolastici sotto la soglia del 10 % e l’incremento al 40 % della quota di popolazione tra i 30 e i 34 anni con istruzione universitaria o equivalente.
A che punto è l’Italia?
Nel nostro Paese il fenomeno degli abbandoni scolastici prematuri rimane preoccupante (18,8 % nel 2010), particolarmente tra i ragazzi (22,0 per cento contro il 15,4 delle ragazze).
In quest’ottica, l’obiettivo fissato dal Programma Nazionale di Riforma (15-16 %) non appare, guardando agli indicatori della Strategia, particolarmente ambizioso e non consente un avvicinamento deciso rispetto agli obiettivi comunitari.
Le differenze territoriali sono, inoltre, particolarmente marcate, con una situazione decisamente grave in Sicilia, dove più del 25% dei giovani lascia la scuola dopo aver conseguito al massimo la licenza media. Percentuali superiori al 23% si registrano anche in Sardegna, Puglia e Campania, mentre ben più in linea con il traguardo europeo del 2020 appare il Nord-est, con un tasso di abbandono scolastico intorno al 12 % nella provincia autonoma di Trento e in Friuli-Venezia Giulia.
Lo svantaggio sociale e lo scarso livello d’istruzione dell’ambiente familiare di provenienza sono fattori fortemente condizionanti la dispersione scolastica; infatti, l’abbandono degli studi prima del diploma riguarda il 44 % dei giovani i cui genitori hanno al massimo la licenza elementare e circa il 25 % di quelli con genitori che posseggono al più la licenza media.
Il fenomeno ha effetti negativi sull’occupazione (meno della metà dei giovani europei che hanno abbandonato prematuramente gli studi ha un lavoro) e sulla mobilità sociale, in quanto sugli abbandoni precoci pesa un livello d’istruzione dei genitori più basso, che in questo modo si perpetua di generazione in generazione.
Se da un lato, infine, i giovani abbandonano gli studi, dall’altro le imprese non trovano diplomati tecnici; dai dati dell’indagine Excelsior (Unioncamere/Ministero del lavoro e delle politiche sociali) è, infatti, emerso che nel periodo compreso fra l’anno scolastico 2004/05 e quello 2007/08 il numero di diplomati degli istituti tecnici italiani si è ridotto da 181.099 a 163.915, con un gap rispetto alla domanda potenziale da un minimo di circa 24 mila unità (nel 2005) a un massimo di oltre 127 mila diplomati tecnici (nel 2007).
Lara La Gatta

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