E’ stato pubblicato, venerdì 3 dicembre 2004, il rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese. Fra i tanti aspetti indagati dal Censis, tratteremo quello a noi più vicino: l’istruzione e la formazione.
Per quanto riguarda i processi formativi è stato riscontrato che gli studenti della scuola secondaria di secondo grado si orientano sempre più nella scelta dei licei a discapito degli istituti tecnici e professionali. La scelta dell’istruzione tecnica, infatti, ha avuto un decremento del 7,3 per cento calcolato nell’intervallo di tempo che va dall’a.s. 1993/1994 all’a.s. 2003/2004. Il calo di queste preferenze potrebbe essere attribuibile a vari fattori.
Il primo riguarda l’entrata in vigore della riforma Moratti, probabilmente a causa dell’incertezza sul futuro degli istituti tecnici. Tant’è che nell’a.s. 1999/2000, con l’estensione dell’obbligo scolastico, le iscrizioni al primo anno degli istituti professionali statali registrarono un incremento del 15 per cento con punte fino al 23,5 per cento nelle aree del Nord Ovest. Potrebbe trattarsi anche di un cambiamento di costume e di mentalità. La scelta degli istituti tecnici negli anni Settanta e Ottanta era effettuata da studenti provenienti da fasce economicamente più deboli e questa scelta era finalizzata all’immediato inserimento nel mondo del lavoro. I licei, infatti, erano scelti da coloro che volevano continuare gli studi fino alla laurea. Questa ipotesi non è peregrina se si considera che la ricchezza lorda delle famiglie è cresciuta nell’ultimo decennio al ritmo del +5 per cento annuo secondo la Banca d’Italia che attualmente la stima in 8.200 miliardi.
Il peso delle attività reali (immobili, attività produttive e oggetti di valore) sul totale della ricchezza delle famiglie italiane è cresciuto, testimoniando una patrimonializzazione sempre più spinta; se nel 1998 la ricchezza reale rappresentava il 73,8 per cento della ricchezza complessiva delle famiglie, nel 2003 tale quota si è avvicinata all’80 per cento.
L’ansiosa rincorsa dei ceti medi italiani verso l’immobiliare ha visto circa 870.000 abitazioni acquistate (910.000 nel 2003) con una spesa di 550 milioni di Euro per giorno lavorativo (132 miliardi di € su base annua). Il profilo degli acquirenti è molto eloquente: protagonista resta la famiglia (solo 8% single) che nel 67,8% dei casi si auto-colloca in una fascia economica media e per il 16,5% nel segmento medio-basso.
Maggiori redditi per la fascia media, maggiori propositi di raggiungere una formazione qualificata e specializzata magari attraverso corsi speciali post laurea.
A colmare i vuoti ci pensano subito gli studenti con cittadinanza non italiana che frequentano il nostro sistema scolastico con la maggior parte di iscritti concentrata negli istituti professionali (41,2 per cento) e negli istituti tecnici (36,7 per cento).
Gli studenti con cittadinanza italiana sono circa 300.000 provenienti da 191 Paesi di origine, il 3 per cento circa sul totale degli studenti. Questa percentuale rimane, comunque, al di sotto della media europea e dei singoli Stati dell’Unione.
Dal rapporto Censis emergono anche i limiti del sistema di ricerca. In Italia ci sono 2,82 ricercatori ogni 1.000 appartenenti alle forze di lavoro, contro i 5,7 a livello europeo.
Di fondo restano le ansie e le paure degli italiani che vorrebbero vivere meglio e assicurare benessere e futuro alla propria famiglia. Il 49,4 per cento di loro individua la disponibilità di servizi di welfare fondamentali (ospedali, pensioni, ecc.); il 20,30 per cento un contesto urbano più vivibile.
"Il saldo tra ottimisti e pessimisti, sull’evoluzione della propria vita nei prossimi anni, è stata pari al 48 per cento nel 2001, ma nel 2004 è sceso al 31 per cento: Se si considera che il 62 per cento degli italiani ha migliorato la propria posizione sociale rispetto ai genitori, a testimonianza di una società abituata al dinamismo socioeconomico, è chiaro che, più che il pessimismo pauperista sul presente pesa, negativamente, il ridotto incentivo a sfidarsi per il futuro".
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