Si è svolta questa mattina la conferenza stampa di presentazione del 56esimo rapporto Censis. A spiegare l’andamento degli ultimi anni del nostro paese il direttore generale Valerii: “E’ stato un triennio particolare, prima la pandemia, poi la guerra, otto volante dell’inflazione. L’energia non è più una commodity sempre disponibile. Stiamo vivendo una parità euro/dollaro, la sequenza di fenomeni climatici estremi.
È finita l’era dell’abbondanza ha detto Macron, il quadro d’incertezza si stava componendo da molto tempo. L’inflazione riguarda tutti con un impatto differenziato che colpisce soprattutto i meno abbienti. Dopo il crollo del Pil del 2020, c’era stata una ripresa nel 2021, ma nei prossimi mesi potrebbe esserci un nuovo calo. Il 69% delle persone pensano che il proprio tenore di vita tenderà ad abbassarsi. La gente ha paura del conflitto. la malinconia oggi definisce il carattere degli italiani. Quasi il 52% degli italiani ha paura di rimanere vittima dei reati che però si sono ridotti del 25%. C’è un sentimento di vulnerabilità e di insicurezza.
Nel Mezzogiorno c’è un 21% di differenza con l’Europa sul numero dei laureati. Sui Neet arriviamo al 32%, un record. Abbiamo un quadro di fragilità perduranti. Rischiamo di avere scuole e università senza studenti. Fra 20 anni nel 2042 potrebbe ridursi a 6,8 milioni la popolazione di adolescenti. Rischiamo di avere un sistema nazionale sanitario senza medici e infermieri, abbiamo una età media alta. L’età media dei dipendenti pubblici sfiora i 50 anni”.
De Rita (segretario generale): “Il Paese sta lì, non matura e non regredisce. Il nostro Paese è più in difficoltà di altri in Europa, fra 20 anni avremo un terzo di ventenni in meno. Il debito sta galoppando. Abbiamo una difficile situazione di redditi, negli ultimi trent’anni non sono cresciuti”.
Scuola e università senza studenti
Negli ultimi cinque anni gli alunni delle scuole sono diminuiti da 8,6 milioni a 8,2 milioni: -4,7% (403.356 in meno). L’onda negativa della dinamica demografica è particolarmente evidente nella scuola dell’infanzia (-11,5% nei cinque anni) e nella scuola primaria (-8,3%). Anche nelle università nell’anno accademico 2021-22 si assiste a una brusca contrazione del numero delle immatricolazioni: -2,8% rispetto all’anno precedente (9.400 studenti in meno). In base alle previsioni demografiche, si prefigurano aule scolastiche desertificate e un bacino universitario depauperato. Già tra dieci anni la popolazione di 3-18 anni scenderà dagli attuali 8,5 milioni a 7,1 milioni, e nel 2042 potrebbe ridursi a 6,8 milioni (1,7 milioni in meno rispetto al 2022).
Lo tsunami demografico investirà prima la scuola primaria e la secondaria di primo grado, con un decremento, rispetto a oggi, di quasi 900.000 persone di 6-13 anni nel 2032, per arrivare nel decennio successivo a colpire duramente la scuola secondaria di secondo grado: 726.000 ragazzi di 14-18 anni in meno rispetto al 2022. Tra vent’anni, nel 2042, la popolazione 19-24enne avrà subito un calo di quasi 760.000 persone rispetto a oggi: a parità di propensione agli studi universitari, si conterebbero 390.000 iscritti e 78.000 immatricolati in meno rispetto a oggi (e attualmente gli studenti stranieri sono appena il 5,5% degli iscritti all’università).