In occasione della giornata mondiale degli insegnanti, Eurydice pubblica il rapporto dedicato agli stipendi e indennità di insegnanti e capi di istituto in Europa, Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2016/17.
Il rapporto Eurydice, si legge sul portale, prende in esame infatti gli stipendi tabellari e le indennità degli insegnanti e capi di istituto nelle scuole pubbliche pre-primarie, primarie e secondarie, comparandone le differenze di condizioni e di progressione salariale nei diversi paesi europei.
Tra i principali dati emersi risulta che gli stipendi tabellari degli insegnanti sono aumentati tra il 2016 e il 2017 nella maggior parte dei paesi europei di almeno il 3% con le sole eccezioni di Italia e Liechtenstein, per via del congelamento degli stipendi nel settore del pubblico impiego; Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Finlandia, dove la retribuzione è praticamente la stessa nei due anni di riferimento; e Bosnia-Erzegovina, dove gli stipendi degli insegnanti sono addirittura diminuiti.
Per quanto riguarda il nostro paese c’è da sottolineare che, nel 2018, è stato finalmente rinnovato il contratto del pubblico impiego, dopo ben otto anni di blocco, che ha portato ad un aumento degli stipendi tabellari dei dipendenti della pubblica amministrazione, compresi quegli degli insegnanti.
Gli stipendi reali (ossia al netto dell’inflazione) degli insegnanti all’inizio della loro carriera sono inferiori in nove paesi europei rispetto al 2009/10, ossia gli anni successivi alla crisi finanziaria.
Il rapporto sottolinea inoltre che le retribuzioni e le condizioni salariali variano notevolmente tra i paesi. L’analisi comparativa è corredata da schede descrittive nazionali che illustrano i dati raccolti congiuntamente dalle reti Eurydice e OCSE/NESLI.
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